Politica
M5s, “Subito il voto per il direttorio. Io candidata? Non escludo nulla”
Intervista di Affari a Laricchia (M5s): "Rousseau è preziosissimo, altro che fornitore di servizi. Conte? Una risorsa, ma..."
Ad una sua candidatura per il nuovo direttorio Antonella Laricchia, già in corsa per la presidenza della Regione Puglia con il Movimento cinque stelle, al momento non ci sta pensando. E la ragione la spiega ad Affaritaliani.it: “Perché so che ci sono persone in gamba che vogliono candidarsi”. Ma, intervistata dal nostro giornale, aggiunge anche: “Ovviamente seguo il corso degli eventi. Non mi sento di escludere niente”.
Laricchia, quindi, una probabilità c’è?
Ribadisco: non è un mio pensiero adesso.
Il suo pensiero è rivolto alla vicenda delle espulsioni e a come finirà. Anche dall’esito di questa partita, però, potrebbe discendere una sua candidatura?
Io penso che l‘esclusione di questo fronte di scettici verso governo Draghi - un fronte largo visto che abbraccia pure diversi parlamentari che hanno votato sì alla fiducia in Aula - sarebbe l’ennesimo errore della leadership. Però, questa volta, abbastanza imperdonabile. E’ chiaro che il nuovo comitato direttivo dovrà tenere conto del fatto che facciamo parte di questo governo, ma allo scetticismo e all’attenzione ai dettagli il Movimento non deve rinunciare.
Tuttavia, il procedimento di espulsione potrebbe ostacolare la corsa, per esempio, di esponenti come Barbara Lezzi. E’ così?
Le espulsioni non devono finire per ostacolare le candidature di persone come Barbara (Lezzi) o Nicola (Morra). Non dimentichiamo, tra l’altro, che questi procedimenti hanno un loro iter, hanno dei tempi. Se qualcuno pensa di cavalcare questa situazione per ostacolare delle candidature, sappia che di espulsioni non ce ne saranno mai abbastanza per fermare una volontà di cambiamento del genere.
A proposito di tempi, la stessa presentazione delle candidature e le conseguenti votazioni per la leadership a cinque potrebbero essere posticipati.
Per quanto mi riguarda, è importantissimo votare il prima possibile. E’ da un anno che si rimanda, ma dopo un anno il M5s dovrebbe aver capito che ogni minuto o giorno che passa è un danno in più per il Movimento. Proprio perché può sperare di rigenerarsi solo con un cambio di guida.
Quali presupposti deve avere secondo lei l’organo direttivo?
Saper ascoltare gli iscritti correttamente, mettendoli nelle condizioni di poter incidere sulla linea politica, far sì che vengano formulati in maniera neutra i quesiti su Rousseau, come emerso più volte durante gli Stati generali, e mettere in chiaro che sono da evitare le alleanze strutturali, altra volontà emersa sempre durante gli Stati generali. In sintesi, serve un comitato direttivo che sia in grado di ricostruire la credibilità del Movimento.
Dica la verità, sta ricevendo richieste perché si candidi.
Sì, qualcuno ha avanzato questa ipotesi, ma si tratta di chiacchierate generiche. In questo momento si segue con preoccupazione l’evoluzione della vicenda delle espulsioni e, quindi, della spaccatura del Movimento.
La spaccatura, appunto. Si poteva evitare?
Faccio una premessa: io non ho fatto nessuna campagna per il no all’esecutivo Draghi, mi sono limitata a dire come avrei votato. Ma per una ragione molto semplice: comprendo sia le ragioni di chi ha votato sì e sia quelle di chi ha votato no. E arriviamo alla spaccatura.
Prego.
E’ stata la conseguenza di una partita gestita male. Per me adesso è importante che i due fronti non se la prendano l’uno con l’altro. Gli attivisti sono arrabbiati con i portavoce che hanno votato sì, e forse i vertici e i probiviri sono adirati con chi ha votato no. Ma la verità è che di questo passo ci perdiamo tutti. Il problema è chi ha creato questa situazione.
Chi?
Vito Crimi non me ne voglia, ma è stato lui a dire inizialmente no a Draghi, portando su quella linea molti portavoce. Salvo poi, due giorni dopo cambiare idea. Ecco perché, insisto, non dobbiamo prendercela con le conseguenze di questa gestione, ma con la gestione stessa. Ed ecco perché non devono esserci limitazioni sulle candidature alla leadership di un movimento che ha bisogno di tutte le sue anime.
A proposito di cambio di posizioni, però, anche il fondatore Beppe Grillo non è stato lineare e in un battito d’ala è passato dal sostegno a Conte a quello a Draghi. Come la mettiamo?
Secondo me, Grillo è una persona che si confronta molto, per cui pure le sue uscite sono frutto di confronti e scambi all’esterno del Movimento. E’ chiaro che, in un momento in cui la base fa fatica a riconoscersi in un capo politico reggente, Grillo è stato percepito come l’unica figura in grado di definire una linea. Per questo è stato chiamato in causa. Non posso in nessun modo dare colpe a Beppe Grillo, che è sempre stato piuttosto autonomo nei suoi pensieri e indicazioni. Le responsabilità sono casomai nell’uso strumentale che si è fatto della sua figura nella gestione della situazione.
Al punto in cui siamo, alcuni “dissidenti’ cominciano a pensare ad un nuovo gruppo. Lei che ne pensa?
Ha senso rimanere, soprattutto perché deve concludersi la partita che porterà alla costituzione del nuovo comitato direttivo. Sono convinta, infatti, che tutto quello che il M5s sta subendo è legato alla mancanza di una leadership adeguata. E’ ciò che serve per un nuovo corso. Anzi, direi che è l’ultima chiamata. L’ultima possibilità che ha il Movimento di tornare a essere una forza innovativa che tuteli i cittadini e produca risultati concreti. Mi permetta di aggiungere un’altra considerazione.
Quale?
Non escludo che in questa situazione si sia infilato chi cercava solo una motivazione per andare via dal Movimento, ma nel caso di persone come Barbara Lezzi, Alessio Villarosa, Nicola Morra, Vilma Moronese, per citarne alcuni, stiamo parlando di un’anima del M5s che è irrinunciabile per noi. Se persone così si allontanano è un segnale forte di un errore in corso.
Boccia, dunque, strade alternative tipo il ricorso al simbolo dell’Italia dei valori?
Non è la strada giusta e non è quella che ci serve per ritrovare quelle caratteristiche che nel 2018 hanno appassionato milioni italiani. Consapevoli che una evoluzione ci debba essere - perché è chiaro che siamo passati da forza di opposizione a forza di governo -, ma che non debba essere né trasformismo e né dissolvimento.
Appoggerebbe la candidatura di Lezzi?
È risaputo che io e Barbara Lezzi siamo legate da una forte stima reciproca, sebbene non sempre siamo d’accordo su tutto. A dirla tutta, in realtà, fino all’anno scorso ero dalla stessa parte di Luigi Di Maio e di Vito Crimi. Se c’è qualcuno che ha cambiato idea e non si riconosce più in certi valori non sono io. L’esempio lampante è stato proprio la Puglia: durante la campagna elettorale eravamo tutti schierati sulla linea ‘mai con Emiliano’. Dopo il voto, io sono rimasta della stessa opinione. A cambiare idea sono stati gli altri.
Non ha risposto alla domanda su chi appoggerebbe.
Prima di votare qualcuno nell’organo direttivo chiederei esplicitamente che idea ha, ad esempio, sulle alleanze strutturali perché per me è dirimente. Difendo l’autonomia del Movimento rispetto agli schieramenti di destra e sinistra. Che non significa chiusura al dialogo, a patto che il confronto non sia finalizzato solo ad occupare poltrone. Prima di votare, inoltre, vorrei sapere con che spirito si approccerà al governo e, quindi, quanto si impegnerà per portare avanti i nostri temi.
In questa fase delicata per il M5s, anche il rapporto con la piattaforma Rousseau è messo in discussione. Oggi Rousseau rappresenta quei valori che il Movimento, nella sua evoluzione e nei suoi errori, ha rischiato di rinnegare. E’ un patrimonio preziosissimo, altro che fornitore di servizi. Serve piuttosto una collaborazione più strutturata e anche regolamentata, a tutela non solo del M5s ma pure di Rousseau stesso.
C’è spazio per Giuseppe Conte nel Movimento?
Sono convinta che Conte possa essere una risorsa, ma mi aspetto che ci sia una chiara adesione al M5s. Dico anche, però, che modificare lo Statuto solo per contingenze sarebbe un errore enorme. Si perderebbero dei mesi per apportare modifiche e poi ritrovarsi, a modifica fatta, magari con un quadro già mutato. Sarei onorata se Conte volesse assumere un ruolo all’interno di uno dei tanti organismi del Movimento, chiedo solo una cosa.
Quale?
Che non si spinga sulla linea delle alleanze strutturali. Chi vuole veramente governare con il M5s deve comprenderlo. D’altronde, i tre governi con il Cinque stelle in questa legislatura lo dimostrano.
Il coordinamento Pd-M5s-Leu, dunque, non le piace?
Per me è una gabbia, la stessa esperienza di Conte, che prima ha guidato un governo giallo-verde e poi uno giallo-rosso, dovrebbe suggerirlo.
Di Battista che farà?
Di Battista non progetta il futuro, ma è ben conscio del presente. Questo rinnegamento dei valori del Movimento lo ha portato ad allontanarsi, ma lui rappresenta tanti cittadini che abbiamo perso e che dobbiamo recuperare.