Politica

Manovra 2023, pos, energia e aiuti al calcio: è bufera su Meloni e Giorgetti

Di Lorenzo Zacchetti

Renzi: "I soldi delle pensioni minime finiscono ai presidenti della serie A: pazzesco". Attacchi anche dal mondo delle imprese

Manovra economica: il centrosinistra si scaglia contro le scelte del governo Meloni

 

 

Il governo Meloni corre contro il tempo per approvare la manovra prima di Natale, ma le opposizioni sono sul piede di guerra e anche dalle parti sociali arrivano severissime critiche alle scelte dell’esecutivo in campo economico.

Il principale pomo della discordia è rappresentato dalla inversione a U sul Pos, sulla quale Giuseppe Conte spara a zero: “L’Ue ha alzato la voce e Giorgetti ha annunciato l’ennesima retromarcia”. Per il leader del M5S, la “regola assurda” avrebbe “privato i cittadini della libertà di pagare con carta”, ma il centrodestra non è riuscito a portare a termine il suo intendimento: “Non appena l’Europa ha alzato la voce i ‘patrioti’ guidati da Giorgia Meloni ci hanno ripensato, girando i tacchi con la coda tra le gambe”, rincara la dose l’ex premier.

Anche Carlo Calenda boccia il governo Meloni: "La manovra che doveva essere il cambiamento, è una manovra con quattro mancette. I populisti sono così, lo è stato Salvini, i Cinque Stelle che arrivano al 33% perché attaccano senza dare soluzioni e poi si sgonfiano. Penso davvero che si corra il rischio di esercizio provvisorio", perché la maggioranza “sta facendo un grande macello sugli emendamenti, se c'è un intoppo il rischio c'è”, ha detto a La7.

Anche il suo “socio” politico Matteo Renzi va all’attacco: "Per un mese hanno parlato solo del pos e oggi fanno marcia indietro. I soldi delle pensioni minime finiscono ai presidenti della serie A: pazzesco. Spero che i parlamentari di maggioranza abbiano un sussulto di dignità”. Il taglio della 18App, unitamente al sostegno del mondo del calcio – che ha trovato in Claudio Lotito, senatore di Forza Italia, una sponda molto autorevole – indigna anche Raffaella Paita, che invita i colleghi della maggioranza a “vergognarsi”.

Non meno severi i giudizi in casa Pd, con il sindaco di Pesaro Matteo Ricci che parla di un governo che si è “schiantato contro la realtà”, mentre Marco Simiani (capogruppo Dem in Commissione Ambiente a Montecitorio) punta il dito su Giorgia Meloni, che “si autocelebra al decennale di Fdi, ma in Commissione sulla manovra regna il caos da oltre 4 giorni. Dopo settimane di arroganza, da parte della destra, sull'utilizzo del pos il ministro Giorgetti chiede ora aiuto al Parlamento per trovare soluzioni alternative; senza sapere forse che nelle scorse ore la maggioranza ha respinto su questo tema proprio un emendamento Pd che prevedeva ai commercianti ristori tramite credito di imposta al 100 per cento sui pagamenti elettronici. Il governo è in evidente stato confusionale". 

 

Non solo pos: Meloni sotto attacco anche su scuola pubblica e diseguaglianze

 

Ma il pos non è l’unico tema di scontro. Il M5S se la prende con l’emendamento del Governo che incrementa di 30 milioni il fondo per le scuole paritarie, definito “uno schiaffo in faccia a tutto il mondo della scuola pubblica” dal deputato Antonio Caso. “Nella sua perversione privatistica, questo Governo lavora per creare una scuola elitaria e classista dando soldi ai privati e lasciando a casa, nonostante le tante promesse elettorali, migliaia di docenti e lavoratori Ata precari”, insiste l’esponente grillino.

In casa Pd, Nicola Zingaretti allarga lo sguardo sulla difficile congiuntura del Paese: “La destra non dimentichi che in Italia, nel 2022, a 19 anni si muore di freddo perché senza un tetto”, con evidente riferimento alla drammatica vicenda di Mostafa, imbianchino che era arrivato a Bolzano per inseguire un futuro migliore e ha invece trovato una morte orribile. Per l’ex presidente del Lazio, oggi deputato, è “l’estremo esempio e conferma della necessità di farsi carico di tutte le persone in povertà. Le disuguaglianze vanno ridotte, non aumentate. La differenza tra noi e la destra è tutta qui”.

 

Energia e tetto al contante: le critiche degli imprenditori

 

Se lo scontro politico è quanto di più prevedibile ci si possa attendere nel momento delle scelte strategiche, anche dal mondo delle imprese arrivano commenti fortemente negativi. Confindustria sintetizza in un tweet la sua posizione in merito alla crisi energetica: "Non tagliando gli oneri di sistema per le potenze sopra i 16,5 kW si colpiscono le industrie, soprattutto le piccole, mettendo a rischio il 78% delle PMI non energivore e non gasivore, il motore del Paese. Se spegni le piccole medie industrie, spegni l'Italia che produce".

Per Unimpresa, invece, è necessario confermare il tetto al contante a 5mila euro, “per rimettere in circolo risorse al momento dormienti“. Secondo il vicepresidente Giuseppe Spadafora, è in gioco “un bacino di circa 200 miliardi di euro che gli italiani conservano nelle loro cassette di sicurezza in banca. L’utilizzo del cash oggi fermo in banca potrebbe avere effetti positivi anche per le finanze pubbliche. Qualora fosse speso per acquisti di beni e servizi, entrando, quindi, nel circuito dei consumi e dell’economia, il denaro contante detenuto dagli italiani nelle cassette di sicurezza potrebbe arrivare, in ragione di circa il 50%, nelle casse dello Stato. La metà di quei 200 miliardi, insomma, se spesi, potrebbe diventare gettito fiscale".

Da qui una provocazione destinata a far discutere: “Per Natale, dotate di pos anche i mendicanti, così potranno incassare più facilmente l’elemosina. E fin qui sono ironico, ma non troppo: perché senza denaro contante potremmo realmente trovarci, in un futuro nemmeno così lontano, ad affrontare l’allarme beneficenza. I poveri, insomma, potrebbero essere una categoria fortemente danneggiata dalla repentina trasformazione del nostro sistema dei pagamenti, che molti vorrebbero tutto digitale, abbandonando l’utilizzo delle banconote e delle monete".