Marco Minniti lascia le primarie del Pd: conseguenze sulla politica italiana
Marco Minniti e l'effetto valanga: la fine del centro-destra e le possibilità per la Meloni
Cosa sta succedendo nel Pd?
Marco Minniti ha formalizzato il ritiro della sua candidatura dalle primarie lasciando il campo libero agli altri candidati dicendo che lo fa per il partito perché c’è il rischio che per la prima volta non sia eletto un segretario al 51% e quindi la palla passerebbe all’Assemblea nazionale, come da regolamento.
Lo ha fatto al termine di un percorso travagliato e sicuramente la sua è stata una decisione difficile, soprattutto dal punto di vista della sua immagine personale, ma l’ex ministro dell’Interno ha sentito che Matteo Renzi lo stava probabilmente “usando” nella partita di potere interna al Pd e così ha fatto un passo indietro.
Dal canto suo Renzi ha dichiarato che non vuole fare il burattinaio del Pd.
Sembra che il casus belli sia stato la richiesta da parte di Minniti di un documento firmato da Renzi in cui si dichiarava esplicitamente che “il Pd è la nostra casa comune”, il che equivale a porre fine a qualsiasi tentativo di scissione.
L’ex Presidente del Consiglio a questo punto non ha accettato per tenersi le mani libere e così si è arrivati al clamoroso annuncio del ritiro. Un sondaggio Emg Acqua fornito ad Agorà fa luce sulla situazione: Nicola Zingaretti primo con il 42%, secondo Minniti 26%, Maurizio Martina 22% e poi gli altri con numeri trascurabili.
Dunque Minniti non sentendo più l’impegno di Renzi ha capito che non ce l’avrebbe fatta a rimontare e quindi ha lasciato. Ora la partita travalica i confini del nazareno e si trasferisce a livello nazionale perché quanto accaduto rafforza l’ipotesi che il senatore fiorentino stia in realtà preparandosi alla scissione dal Pd, probabilmente all’inizio del nuovo anno. L’idea, seppur ridotta e rimaneggiata è sempre quella di un “Partito della Nazione” però ora in formato mignon, con quel che resto di Forza Italia ed alcuni contatti tra i maggiorenti renziani e Paolo Romani vanno in quel senso.
Ma se questo avvenisse si rafforzerebbe ulteriormente il governo giallo - verde e un Berlusconi ininfluente potrebbe aprire a nuove ed inedite alleanze tra Lega e Cinque Stelle, anche a livello locale, dove attualmente Salvini governa con l’ex Cavaliere.
Il centro-destra a questo punto non esisterebbe più nelle forme che conosciamo perché l’alleanza Salvini - Grillo lascerebbe il campo libero a chi la destra la presiede ancora e cioè a Fratelli d’Italia che troverebbe così possibili condizioni di crescita di consenso e di rifondazione.
Una occasione per Giorgia Meloni che ha già dichiarato di non volere strapuntini governativi in una alleanza, quella giallo - verde, che non sente sua.
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