Politica
Matteo Renzi, il Leader che visse due volte. Ma avrà imparato dagli errori?
Il Leader di Italia Viva è tornato al centro della scena politica e mediatica. Ma gli sbagli che gli sono costati il consenso del Paese sono in agguato
Matteo Renzi è rinato. Probabilmente non era mai "morto", ma senz'altro il coup de théâtre attuato nel giallo leonino dell'Estate piena riportando il Pd al Governo (e per giunta con gli odiatissimi grillini) lo ha ricatapultato al centro del dibattito politico, rendendolo di nuovo protagonista principale dopo mesi e mesi in cui era ridotto a illustre comprimario.
Il secondo colpo di scena, poi, quello dell'abbandono del Partito Democratico (richiesto a gran voce da anni dai suoi fan sfegatati) lo ha reso cruciale per il Fato della Maggioranza, nonché detentore di una golden share che gli permette di avere gran voce in capitolo sulle prossime, rilevantissime nomine delle Partecipate che sono dietro l'angolo.
Per il Leader di Italia Viva si prospetta inoltre un bagno di folla trionfale alla prossima Leopolda che si terrà dal 18 al 21 ottobre, un appuntamento che, per la prima volta dopo le dimissioni del 4 dicembre 2016 a seguito della sconfitta referendaria, lo vedono nuovamente rampante e vincente.
Renzi si è conquistato una seconda chance, dunque, una seconda possibilità di contare davvero nel Paese e di condizionare le scelte di un Governo debolissimo e inviso a molti elettori (anche nella stessa area di riferimento renziana). Si può dire che il fiorentino si sia ritagliato abilmente il ruolo di "Premier ombra", con un potere contrattuale smisurato e varie "cellule dormienti" in seno all'Esecutivo Conte, leggi suoi fedelissimi che hanno scelto (momentaneamente) di non lasciare il Pd ma in grado di fungere da deterrenti per il Pd di Nicola Zingaretti e per il M5s dilaniato al suo interno da una gravissima crisi d'identità.
Ma il redivivo Matteo avrà imparato dagli errori che gli sono costati Palazzo Chigi, la Segreteria del Pd e tanti consensi elettorali? Si circonderà questa volta di persone valide, capaci, sincere, avulse dalla piaggeria e non restie a frenarne gli entusiasmi e le intemperanze? Limiterà il suo smisurato ego che lo induce a parlare costantemente di sé, finendo per mettersi sotto i riflettori anche quando è il caso di lasciarli ad altri? Arginerà la "bulimia social" dei suoi uomini e donne, artefici di diversi autogol che, in ultima analisi, hanno danneggiato soprattutto lui? Eviterà le ritorsioni, le ripicche, le rivalse, le vendette contro i colpevoli del "fuoco amico" e di aver combattuto "il Matteo sbagliato"? Rifuggirà operazioni mediatiche controproducenti come quella del treno nel 2017, affidandosi a professionisti capaci che abbiano il "polso" del Paese?
Siamo stati i primi, e lo abbiamo sempre scritto, a riconoscere contro di lui un accanimento della stampa e di certe Tv che hanno tirato la volata al M5s, contribuendo ad allontargli molti favori dell'elettorato. Ma è anche vero che pure lui ci ha messo del suo, offrendo il fianco ai detrattori e facilitandone il compito.
Matteo Renzi è consapevole che questa seconda possibilità che il destino e le sue indubbie doti politiche gli hanno donato potrebbe essere l'ultima, nonché l'unico biglietto valido per portare il suo partito a numeri importanti come egli desidera? Le praterie moderate nelle quali il cowboy Renzi si è avventurato attraverso la scissione dal Pd sono sterminate. Sta a lui conquistarle o perderle per sempre azzoppando da solo il proprio cavallo. Impari dunque l'arte di trarsi nell'ombra laddove non è necessario mettersi in mostra, per citare Dostoevskij, e imponga i ceppi della sobrietà mediatica anche ai suoi smaniosi fedelissimi. Da leader che visse due volte, stia attento a non peccare nuovamente di hybris come la protagonista del film di Alfred Hitchcock cui abbiamo "rubato" il titolo, che ingannata dalla troppa tracotanza finì per dissipare la sua seconda chance di felicità precipitando dalla torre.