Palazzi & potere
Due pesi e due misure: la Raggi resta anche se rinviata a giudizio
Il pentastellato Di Maio intervistato dal Messaggero sostiene che "La riforma della giustizia ha bisogno di una prescrizione seria e di maggiori dotazioni e organici ai tribunali". "Io stesso sono stato oggetto di pubblicazione di intercettazioni a Quarto e dissi: bene, pubblichiamole tutte così si capisce bene cosa si dice. L'approccio nostro è massima trasparenza. Le procure in questi anni sono state molto corrette come quando hanno fatto una nota in cui dicevano che le polizze a Roma non erano oggetto di indagine. Noi non abbiamo mai chiesto dimissioni di un sindaco indagato per atto dovuto o perché sbaglia a mettere una firma sotto una delibera. Su Consip vorrei invece ricordare che tutti gli attori coinvolti stanno ancora al loro posto, ed è una inchiesta che indaga sul sabotaggio di un'altra inchiesta: la politica deve prendere delle contromisure per tutelare quell'ente". Anche Virginia Raggi è indagata per falso e abuso d'ufficio. "Non è accusata di aver sabotato un'inchiesta sulla stazione appaltante d'Italia ha messo una firma sotto a un foglio. In casi analoghi non abbiamo chiesto dimissioni di altri sindaci". Ma se la sindaca fosse rinviata a giudizio, in tal caso dovrebbe lasciare? "Il nostro codice etico prevede che in caso di condanna in primo grado si venga esclusi dal M55, o sospesi o espulsi. Ma ci riserviamo discrezionalità: ricordo che sono state adottate misure anche solo in caso di avviso di garanzia, se dalle carte legate all'avviso risultano evidenze immorali interveniamo immediatamente. Ma anche senza avviso: abbiamo espulso il sindaco di Gela perché rifiutava di tagliarsi lo stipendio nonostante l'impegno preso".