Palazzi & potere
Elezioni anticipate? Il tempo giocherà a favore dei riformatori
'A me interessa capire come nei prossimi mesi diamo risposte concrete alle urgenze economiche e sociali del Paese' dice Gianfranco Librandi, deputato del gruppo Civici e Innovatori, in questa ampia intervista ad Affaritaliani
“Le elezioni anticipate? Guardi, sono l’ultimo ad aver bisogno di uno stipendio o di una pensione parlamentare, quindi per quanto mi riguarda si potrebbe votare anche domani. Ma si voterebbe con il Pastrocchium, cioè con leggi elettorali non coordinate tra Camera e Senato. Non a caso i principali sostenitori delle elezioni subito sono Matteo Salvini e la Lega, che di leggi elettorali assurde se ne intendono: si veda il Porcellum”.
Non usa mezze misure Gianfranco Librandi, deputato del gruppo Civici e Innovatori. Ma non è Matteo Renzi a volere le elezioni anticipate?
“Credo che, dopo l’istinto a far saltare subito il tavolo, sia lo stesso segretario del PD il primo a rendersi conto che il tempo gioca a favore del fronte riformatore e non di quello populista”.
Sul tavolo della politica italiana, i modelli elettorali si sprecano. Si va dal Mattarellum (in più versioni) a una revisione dell’Italicum, passando per il proporzionale alla tedesca caro a Forza Italia.
“Concordo con le analisi del costituzionalista Stefano Ceccanti: non bisognerebbe temere il Mattarellum, perché è un sistema che gli italiani conoscono e perché nel tempo favorirebbe il ritorno a una democrazia dell’alternanza. Il proporzionale con soglia di sbarramento alta porterebbe invece alla paralisi costante”.
E se alla fine si tornasse al vecchio sistema della Prima Repubblica?
“Quel sistema reggeva perché i partiti erano istituzioni solide, poi si sono liquefatte per usare un concetto caro al filosofo Bauman, appena scomparso. Detto questo, delego le riflessioni sulla legge elettorale al mio amico e collega Andrea Mazziotti, presidente della Commissione Affari Costituzionali. A me interessa capire come nei prossimi mesi diamo risposte concrete alle urgenze economiche e sociali del Paese”.
La disoccupazione non accenna a scendere, anzi sembra risalire…
“Il dato a cui guardare è il tasso di occupazione, pari al 57 per cento. E’ un dato in leggera crescita rispetto al passato, grazie alle importanti riforme che abbiamo finora realizzato, ma che resta troppo basso rispetto al 65 per cento circa della Francia e con il 75 della Germania”.
Come si fa a raggiungere i partner europei? Come si agisce al Sud, dove la situazione presenta livelli di inattività drammatici?
“In una situazione del genere, l’unica cosa di cui non abbiamo bisogno è uno scontro ideologico sui voucher o sull’Articolo 18. Anzi, dei sindacati responsabili e interessati ad aumentare le possibilità di occupazione degli italiani, soprattutto al Sud e tra i giovani, dovrebbero favorire lo sviluppo di forme contrattuali flessibili e poco costose per le imprese. Poi, una volta fatti entrare nel mercato del lavoro, gli occupati vanno accompagnati a una sempre maggiore stabilità e sicurezza. Soprattutto, serve una drastica riduzione fiscale e burocratica per chi fa impresa e per chi si mette in proprio, perché il lavoro lo creano le piccole e grandi aziende, non la politica e i sindacati”.
Ci sono margini perché il governo Gentiloni assuma decisioni concrete?
“E perché non dovrebbero esserci? Dovremmo forse passare il tempo a leggere i giornali e a discutere solo di legge elettorale? Sarebbe solo un favore per i disfattisti e gli sfascisti, come Grillo e compagni. Al contrario, se impiegheremo i prossimi mesi a occuparci di lavoro, lavoro e lavoro, i risultati arriveranno”.
Vuol prendere il posto del ministro Poletti, che in tanti dicono ormai al capolinea?
“Per carità, massima solidarietà a Poletti. L’ho spesso criticato nel merito di alcune sue scelte e soprattutto per alcune scelte che non ha assunto, ma non mi sognerei mai di chiederne le dimissioni per una semplice gaffe verbale. Detto questo, c’è nella maggioranza parlamentare un solido fronte riformatore in materia lavoristica e fiscale, occorre solo la volontà politica”.
Una proposta concreta?
“Ripristinare e rendere stabili gli incentivi fiscali per i primi 3 anni dall’assunzione a tempo indeterminato. Dicono che il Jobs Act ha funzionato solo perché c’erano gli sconti fiscali? E’ la prova che il costo del lavoro è un problema cruciale per le aziende. Stabilizziamo gli incentivi”.
Ultimo tema, torniamo alla politica: cosa è Obiettivo Italia, il sito Internet che lei sta promuovendo?
“E’ uno spazio di dialogo sulle priorità del paese, senza steccati e appartenenze partitiche. Si sono iscritte, per fare esempi, personalità diverse come il sindaco di Milano Beppe Sala e l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, un politico laico come Benedetto Della Vedova e un cattolico come Maurizio Lupi. Insomma, è un modo per riprendere a parlare e a proporre cose concrete. Altro non so fare e così invito tutti i cittadini a partecipare al nostro dialogo, a diventare “dialoganti””.
Sembra la premessa per il lancio di una nuova iniziativa politica…
“Le dico di più: Obiettivo Italia è già una iniziativa politica, ma non è un partito politico. Quel che produrremo, quel che saremo mettere in campo in termini di idee e persone, sarà a disposizione di chi alle prossime elezioni vuol promuovere un’agenda autenticamente riformatrice e coraggiosa”