Palazzi & potere
Hillary non voleva più uscire di casa? Succede ai "posseduti" dal potere

Se si hanno idee, anche dopo una sconfitta il cammino prosegue. Se invece non se ne hanno e si perde, resta un vuoto devastante.
Intendiamoci bene. Perdere un’elezione non è mai facile: non lo è per noi piccoli pigmei della politica italiana, figuriamoci per un candidato dato per strafavorito alle elezioni presidenziali americane.
Tuttavia, premesso questo, sono rimasto sconcertato nel leggere – nelle ultime 36 ore – le prime dichiarazioni di Hillary Clinton nella sua riapparizione in pubblico dopo la sconfitta: “Non volevo più uscire di casa, avrei voluto solo raggomitolarmi con un buon libro e i nostri cani…”.
Lascio da parte (ma chi la consiglia?) l’assenza di leggerezza, di un minimo di umorismo, e invece il tono cupo, luttuoso, egoriferito e autoreferenziale di una persona che - presumo - pensa che tutto il mondo debba preoccuparsi di lei.
Ma c’è di più. E’ la prova provata di come una sconfitta agisca in modo diverso su chi ha delle idee e su chi invece è “posseduto” dal potere: per i primi, è ovviamente un incidente, un dolore, ma si può andare avanti; per i secondi, il vuoto è devastante, perché è svanito l’oggetto ultimo della corsa, cioè non le idee – per loro – , ma il potere stesso, l’affermazione di sé, la droga del successo e dell’applauso.
Brutto spettacolo. E, in questo senso, consola che una così non abbia vinto…Non è mai rassicurante fare i conti con chi si illude di prendere il potere, e non si accorge – vincente o perdente – di esserne stato invece preso e catturato.
Daniele Capezzone
Deputato Conservatori e Riformisti
d.capezzone@gmail.com
@capezzone