Palazzi & potere
L'ultima crociata di Denis a caccia di voti per Matteo
Il frenetico Verdini stavolta cerca supporter per il ddl Cirinnà E sale al Colle per ufficializzare il suo sostegno al governo.
Di solito, la parte assegnata a Denis Verdini è quella tarantiniana di "Sono il signor Wolf e risolvo problemi", da Pulp Fiction. Stavolta però la causa è "buona", trattandosi di diritti civili negati per trent' anni, è così l' ex berlusconiano transitato nel renzismo, assomiglia a quegli sherpa con la tuba che cercarono i voti mancanti ai repubblicani di Lincoln per l' abolizione dello schiavismo. Nel film del 2012, c' è il presidente che dice ai suoi "cercatori": "Non ho detto di comprarli, ma io sono il presidente, voglio quei voti". Ne mancavano venti allora, a Lincoln. Invece a Renzi e al Pd, tra l' antifascismo da canguro a cinquestelle e gli alti lai dei cosiddetti cattodem, ne occorrono almeno quindici, per non correre i rischi.
Poi, certo, c' è una settimana di tempo per capire se la Cirinnà, intesa come legge, vivrà o morirà e quindi il pronostico è da tripla su come andrà avanti il Pd.
In ogni caso Verdini è allertato ed è già al lavoro. Anzi, non ha mai smesso di fare proselitismo. Il gruppo di Ala al Senato, il suo gruppo, è già arrivato a diciannove, compresa un' ex grillina.
L' ambizione è di arrivare a trenta in autunno, quando dopo il referendum sulle riforme, in caso di vittoria dei sì renziani, Verdini ufficializzerà il suo ingresso nel governo. Per il momento il sostegno è esterno ma vitale. I verdiniani sono una falange inscalfibile per il premier, al contrario di tutte le minoranze interne del Pd. E così ieri a Palazzo Madama, "Denis" si è intrattenuto a lungo con l' azzurro Alfredo Messina, uomo Mediaset. E Verdini tenta sempre di trovare il varco giusto per aprire una speranza: "In fondo, questo governo ti risulta abbia fatto qualcosa contro le aziende Berlusconi?". No, ovviamente, la risposta. Chissà come finirà l' opera di convincimento da qui a mercoledì 24. Al premier, con cui si è sentito ieri per telefono, a e Luca Lotti, il fedelissimo renziano di Palazzo Chigi contattato quotidianamente, Verdini avrebbe promesso di portare almeno sei nuovi forzisti in dote alle unioni civili. Detto di Messina, corrono voci su Franco Carraro, che ieri in Senato si è precipitato a stringere la mano a Renzi. Poi ancora, c' è la questione di Sante Zuffada, peone azzurro dato in partenza da due mesi circa. Infine, Bernabò Bocca, ricco albergatore, sposato con una Geronzi, finanche amico personale del presidente del Consiglio, potrebbe dare un tocco di classe al gruppetto di Ala, che ha l' ambizione non dichiarata di superare gli alfaniani fermi a 32 (e che vantano tre ministri).
A sigillo di una settimana convulsa, scrive fabrizio d'esposito sul fatto, il frenetico Verdini è salito persino al Quirinale, nel tardo pomeriggio, per un incontro ufficiale con il capo dello Stato. Si sono presentati in quattro al cospetto di Mattarella: "Denis", naturalmente; il capogruppo di Ala al Senato, il craxiano Lucio Barani (alla Camera, invece, i verdiniani non hanno i numeri per il gruppo); i due vertici del partito, il segretario politico Massimo Parisi e il tesoriere Ignazio Abrignani. Queste le parole di Verdini a Mattarella: "Siamo qui per presentarci e le diciamo che lei è il nostro presidente perché noi tutti l' abbiamo votata. Berlusconi ha sbagliato a non farlo". Il capo di Ala ha declinato il dogma del suo governismo filorenziano: "Questo Paese ha bisogno di riforme e di stabilità e noi intendiamo sostenere lo sforzo del presidente del Consiglio nell' interesse degli italiani".