L'uscita dalla Gran Bretagna dalla UE, buona occasione per riflettere
L'uscita dalla Gran Bretagna dalla UE può essere occasione di riflessione realista e pacata
Una cosa è l'Europa e un'altra l'Unione Europea. Nessuno mette in dubbio che la Gran Bretagna, la Svizzera, la Norvegia, la Macedonia, facciano parte dell'Europa, così come la Russia stessa anche se i suoi confini politici si estendono in Asia. Il continente è definito non solo dalla sua geografia ma soprattutto dalla sua storia. E' una considerazione quasi ovvia ma ci consente di non accogliere emotivamente la decisione della Gran Bretagna di uscire dalla Unione Europea.
L'unità politica presuppone una comune identità e l'identità è definita soprattutto dalla storia dei popoli, dalla loro "memoria". Senza drammatizzare dobbiamo considerare che la nostra identità italiana ha differenti affinità con le altre nazioni europee. Ci sentiamo giustamente cugini degli spagnoli e dei francesi, parenti stretti degli inglesi o degli austriaci, parenti lontani con i tedeschi e via discorrendo. Questa connotazione non è soltanto culturale ma anche sociale e, diciamolo pure, religiosa. L'insofferenza che si avverte in Italia nei confronti della politica della UE ha radici economiche, religiose e sociali. La moneta unica ha portato troppi inconvenienti, ci costringe alla deflazione cara ai tedeschi e c'impedisce di intraprendere, con politiche Keynesiane, la via dello sviluppo e dell'uscita dalla crisi. Le pressioni esplicite e velate che i tecnocrati europei impongono all'Italia in materia di consuetudini sociali (famiglia, educazione, religione) creano un clima di disagio in molti settori della nostra società. L'uscita dalla Gran Bretagna dalla UE può essere un'occasione buona di riflessione realista e pacata e fonte di sagge scelte politiche.
Pippo Corigliano