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Palazzi & potere
La Pagella di Palazzi&Potere: vero e falso nella politica italiana

A cura di Pagella Politica

Nel mese di luglio, il tema su cui abbiamo registrato il maggior numero di affermazioni, spesso imprecise o sbagliate, è stato quello dell’immigrazione. C’è poi un calcolo errato di Di Maio sul quanto costerebbe all’Italia raddoppiare la spesa per la ricerca, e completa l’elenco l’attacco, impreciso, di Brunetta alla Francia per la questione Fincantieri/Stx.

I falsi

1. Le accuse sbagliate di Forza Italia

A scatenare le polemiche sul tema migranti è stata in particolare un’affermazione di Emma Bonino, secondo cui l’Italia avrebbe chiesto di far sbarcare sulle proprie coste i migranti salvati in mare dalle navi di qualsiasi Paese. Come abbiamo scritto, Bonino ha ragione. L’ex ministro degli Esteri fa infatti riferimento a quei migranti salvati nell’area operativa delle missioni Triton e Sophia, che in effetti è previsto vengano sbarcati in Italia.

Ma su questa base, corretta, si sono innestate diverse polemiche pretestuose. In particolare Forza Italia ha accusato, il 12 luglio per bocca di Brunetta e il 17 luglio dello stesso Berlusconi, i governi di centrosinistra di essere i responsabili se navi battenti bandiera straniera sbarcano i migranti salvati in mare sulle coste italiane.

Questo tuttavia non avviene in base ai piani operativi di Triton e Sophia (se non in minima parte, per quanto riguarda l’area di search and rescue che spetterebbe a Malta), ma soprattutto in base alle convenzioni internazionali e al diritto del mare.

2. Di Maio e la ricerca

Lo scorso 19 luglio il vicepresidente della Camera del M5S, Luigi Di Maio, ha dichiarato: “L’Italia attualmente investe in istruzione, ricerca e, quindi, innovazione l’1,5% del Pil. Un nostro Governo punterebbe senz’altro a raddoppiare gli investimenti in università e ricerca e quindi sviluppo dell’innovazione e di nuove tecnologie per il nostro Paese. L’idea sarebbe arrivare almeno al 3% del Pil. Stiamo parlando di 12 miliardi”.

Dando per buono il dato dell’1,5% (per farlo bisogna considerare come istruzione solo quella universitaria, altrimenti la percentuale di spesa dello Stato è significativamente maggiore), è comunque sbagliato sostenere che per passare da quella percentuale al 3% del Pil servirebbero 12 miliardi.

Un punto di Pil corrisponde a quasi 17 miliardi. Dunque un aumento di 1,5 punti richiederebbe un maggior esborso per le casse dello Stato di circa 25 miliardi.

3. Brunetta e Fincantieri

Commentando la decisione francese di “nazionalizzare” i cantieri di Saint Nazaire, a un passo dall’essere controllati dall’italiana Fincantieri, Brunetta ha sostenuto che questa fosse “in piena violazione delle regole sull'asta vinta da Fincantieri e della normativa europea sugli aiuti di stato”. E ancora che “la perdita di business per l'Italia potrebbe ammontare a circa 40 miliardi di euro”.

Sui 40 miliardi di euro Brunetta sembra esagerare, considerato che – come abbiamo scritto – quella cifra era ritenuta dal CEO di Fincantieri il target di carico di lavoro che Fincantieri avrebbe potuto raggiungere dopo la fusione con Stx, sommando quindi le proprie commesse a quelle francesi.

Quanto alle violazioni, quelle di Brunetta sono nel migliore dei casi delle previsioni. Le regole d’asta, che consentivano appunto a Parigi di esercitare un diritto di prelazione entro il 29 luglio, pare siano state rispettate. Le regole europee sugli aiuti di stato hanno poi margini di discrezionalità, e solo al termine di una lunga procedura che coinvolge gli Stati interessati, la Commissione ed eventualmente anche la Corte di Giustizia dell’Ue si potrà stabilire se violazioni ci siano state o meno.

Chi ha ragione

A luglio non ci sono state moltissime affermazioni corrette. La pubblicazione da parte della Commissione europea dei dati sui Neet – cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro – ha comunque dato lo spunto alle opposizioni per delle critiche fondate. Dal governo è poi arrivata la rivendicazione, corretta, dello sforzo economico per l’edilizia scolastica.

1. Salvini, Di Battista e i Neet

Il segretario della Lega Nord il 18 luglio ha stigmatizzato l’emergenza lavoro per i giovani affermando che “In Italia un giovane su cinque fra i 15 e i 24 anni non ha un lavoro né studia”.

È vero. La Commissione europea certifica che i Neet in Italia sono il 19,9% del totale dei giovani compresi in quella fascia d’età.

Il 20 luglio anche l’onorevole del M5S, Alessandro Di Battista, è tornato sull’argomento sostenendo che “l'Italia è il Paese europeo con il numero più alto di giovani che non solo non hanno lavoro ma che hanno addirittura smesso di cercarlo”.

Anche questa è un’affermazione esatta. Col 19,9% di Neet, l’Italia è ultima nella classifica europea, davanti a Bulgaria (18,2%) e Romania (17,4%).

2. Boschi e l’edilizia scolastica

Maria Elena Boschi lo scorso 20 luglio ha scritto su Facebook: “Dal 2014, durante i #MilleGiorni, sono state investite più risorse sull'edilizia scolastica che negli ultimi 20 anni”.

È vero. Il totale di risorse stanziate del periodo 2014-2018 è di circa 9,5 miliardi di euro. Nettamente di più dei 4-5 miliardi spesi nei 18 anni precedenti (1996-2013).

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