Palazzi & potere

Le dimissioni di Renzi? Solo tattica. Il premier non molla la poltrona

 

Evoca governicchi e dice di voler lasciare nella speranza di far capire che a lui non ci sono alternative. Come a dire: o me o niente! 
Tutta tattica, racconta chi lo conosce bene. Tutta tattica così come lo era sin dall'inizio anche la personalizzazione del voto. 
Matteo Renzi non ha nessuna intenzione di togliere il disturbo anche a fronte di un'eventuale vittoria del No. E il fatto che agiti lo spettro di governicchi o quant'altro, tattica anche quella. Tattica per spaventare gli italiani e chi dovrà decidere del suo destino (Colle in primis). 
Per Matteo Renzi minacciare le dimissioni è solo un modo per alzare la tensione e per far capire ai cittadini, al parlamento e ai palazzi del potere che il fronte del no è disunito e che quindi non sarebbe in grado dopo di lui di formare un governo; è per questo che minaccia di andarsene in modo da poter dimostrare che nessun altro oltre a lui è capace di fare un governo in Italia. Ma stavolta ha sbagliato i conti perché il premier "senza aver mai preso un voto" come lo definisce Silvio Berlusconi con gli amici (d'altra parte sta governando coi voti di Bersani) ha fatto male i calcoli; infatti in Italia c'è la fila di pretendenti per fare il premier a Palazzo Chigi e le forze politiche (compresa larga parte di quel Pd ufficialmente schierato con lui) non vedono l'ora di sbarazzarsene. Persino i poteri forti non sono più compatti e schierati come un sol uomo con Renzi: molti cominciano a considerarlo un fattore di "instabilità" per il sistema. Una scheggia impazzita. In Italia come in Europa.