Palazzi & potere
Pagella Politica by Palazzi&Potere: chi ha torto e chi ha ragione
A settembre, con la legislatura che volge al termine, le varie forze politiche hanno alzato il tono delle polemiche in quello che sembra essere un anticipo di campagna elettorale. Gli esponenti del governo hanno esagerato a volte la bontà del proprio operato, mentre quelli dell’opposizione non hanno fatto mancare critiche infondate o proposte irrealizzabili.
Chi ha torto
1. Padoan e il debito pubblico italiano
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, in un incontro del 19 settembre per presentare gli effetti del cosiddetto “Piano Impresa 4.0” nel 2017, ha dichiarato: «Vi ricordo che in tutti gli altri Paesi il debito continua a salire. Noi siamo il Paese che c’ha l’etichetta “Paese ad alto debito”: è vero, ma è anche il Paese in cui il debito ha smesso di salire».
Padoan ha torto. Se è vero che il debito italiano, in percentuale sul Pil, si sta stabilizzando e ha quindi smesso di crescere (o quasi), è falso che sia un’eccezione in Europa. Moltissimi Paesi - 20 su 28 nell’UE - hanno ridotto la percentuale di indebitamento negli ultimi tempi, e la dinamica italiana ha poche differenze rispetto a quelle di Spagna, Francia e Regno Unito (e la Germania, anzi, fa nettamente meglio).
2. Boschi e l’evasione fiscale
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, durante un convegno organizzato il 18 settembre scorso dal Comune di Milano e dall‘Agenzia delle Entrate, ha dichiarato che «dagli 11 miliardi di recupero [dall'evasione fiscale] del 2014 siamo passati ai 23 di quest'anno».
Nel 2014, come abbiamo verificato, i miliardi recuperati furono 14,2 (anche negli anni precedenti, 2013 e 2012, non si scese mai sotto i 12,5 miliardi). Per il 2017, poi, abbiamo oggi solo delle stime (come ha poi ammesso lo stesso ex ministro a poche ore di distanza, via Facebook): quella data da Boschi mette insieme i miliardi recuperati all’evasione con accertamenti e controlli, e quelli recuperati grazie a sanatorie e misure una tantum.
3. Di Battista e le intercettazioni
Il deputato pentastellato, Alessandro Di Battista, il 9 settembre ha scritto su Facebook: «La classe politica più corrotta d'Europa (quella italiana) in queste ore sta pensando di rendere più difficili le indagini sulla corruzione e di imbavagliare la stampa impedendo la trascrizione delle intercettazioni negli atti giudiziari».
Innanzitutto è impossibile dire se quella italiana sia la classe politica più corrotta d’Europa. Le classifiche esistenti si basano sulla “percezione”, e dunque non sono particolarmente affidabili. Anche in queste, comunque, l’Italia ha davanti a sé una decina di capitali europee.
È poi falso che la legge in discussione all’epoca rendesse più difficili le indagini sulla corruzione. Le norme in questione andavano infatti a incidere sulla possibilità di pubblicare il contenuto delle intercettazioni – anche all’interno di atti processuali – ma non sulla loro utilizzabilità da parte del pm, che non verrebbe alterata.
4. Salvini e i giudici eletti dal popolo
Lo scorso 17 settembre durante la tradizionale festa della Lega Nord a Pontida, Matteo Salvini ha affermato: «La Lega al governo proporrà un progetto di legge per avere giudici eletti direttamente dal popolo». A meno che il segretario leghista non stia parlando di un “progetto di legge costituzionale”, si tratta di una promessa irrealizzabile.
Non solo: anche una legge costituzionale porrebbe enormi problemi: l’intero ordinamento giudiziario italiano è fondato sul principio – tipico della civiltà giuridica europea, e di quasi tutto il mondo – che i giudici siano dei professionisti selezionati per concorso e che non debbano essere eletti.
L’unico Paese al mondo, o quasi, ad avere i giudici eletti sono gli Usa, che hanno il record mondiale di tasso di incarcerazione. Secondo diversi esperti, esiste un legame tra l’elevatissimo numero di sentenze di condanna a pene detentive e la necessità per i giudici di ottenere consenso in vista delle elezioni.
Chi ha ragione
I dati positivi sull’economia italiana, ed europea, oltre che quelli sul crollo degli sbarchi hanno offerto agli esponenti della maggioranza delle facili occasioni per fare delle affermazioni corrette. Dall’opposizione, in particolare dalla Lega Nord, si è invece martellato – basandosi su dati corretti – sul problema della denatalità e sulla inopportunità di cambiare la legge sulla cittadinanza in un momento in cui l’Italia è il Paese europeo che già ne concede di più, negli ultimi anni.
1. Renzi e la crescita del Pil
Matteo Renzi, presentando il proprio libro “Avanti” lo scorso 10 settembre a Perugia, ha dichiarato: «Sono stati mille giorni belli, intensi, abbiamo preso l’Italia che era al -2% di Pil, ora è all’1,5%».
I dati sono quasi corretti. Come abbiamo riportato, nel 2013 il Pil era -1,7%. Nel 2017 il secondo trimestre – confrontato con quello dell’anno precedente – ha fatto segnare +1,5% e anche la crescita complessiva a fine anno dovrebbe avvicinarsi secondo diverse stime a quella cifra.
2. Minniti e gli sbarchi
In un articolo del quotidiano britannico The Guardian, dello scorso 7 settembre, vengono riportate diverse affermazioni del ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Abbiamo verificato come fosse corretta la premessa dell’articolo, cioè il calo degli sbarchi negli ultimi mesi. Anche sulle altre questioni trattate Minniti ha spesso ragione: dalla situazione in Libia, confrontata con quella in Turchia, ai legami (inesistenti) tra immigrazione e terrorismo.
3. Salvini su denatalità e cittadinanza
Ospite su Rai3 a Di Martedì lo scorso 26 settembre, Matteo Salvini ha affrontato numerosi temi. Su quelli della cittadinanza e della denatalità ha fatto due affermazioni che, come abbiamo verificato, sono esatte.
Innanzitutto ha detto che «a normativa vigente l'Italia è il Paese europeo che dà più cittadinanze, nel 2015 e nel 2016». È vero: per due anni di fila l’Italia ha concesso il maggior numero di cittadinanze in Europa rispetto agli altri Stati, quasi 180 mila nel 2015 e poco più di 200 mila nel 2016.
Salvini ha poi affermato che «dal 1861 ad oggi non sono mai nati così pochi bambini». Anche questo è un dato corretto: nel 2016 l’Istat stima siano nati in Italia 474 mila bambini, 12 mila in meno rispetto all’anno precedente. Il calo delle nascite italiano è in corso dal 2009. Il minimo del 2016, che segue altri due anni di record negativi, è il più basso dall’Unità d’Italia.