Politica

Patto di Stabilità, Mes, Parigi-Berlino... Ecco il piano europeo di Meloni

Di Alberto Maggi

Intervista a tutto campo a Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo

Fidanza: "Replicare in Europa un’alleanza simile al centrodestra italiano sia indispensabile per salvare il progetto europeo"


Oggi è la Festa dell’Europa, che si celebra ogni 9 maggio in ricordo della dichiarazione Schuman che diede inizio al processo di integrazione. Ma l’Unione Europea di oggi è davvero da festeggiare? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Carlo Fidanza, Capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo e da anni riferimento meloniano in campo europeo e internazionale.

"Do un giudizio in chiaroscuro dell’Ue in questa fase. Dopo la pandemia e la guerra in Ucraina su alcuni temi sta prevalendo il pragmatismo e, ad esempio, finalmente ci si pone il problema di accorciare le nostre catene di approvvigionamento, con l’obiettivo di rendere l’Europa meno dipendente da Paesi terzi, spesso non affidabili sul piano geopolitico. Ammesso e concesso che non sia troppo tardi, non si ha però il coraggio di essere conseguenti e dire ad esempio che auto-condannarci a una transizione verde basata sul “tutto elettrico” non farà altro che arricchire la Cina, da cui dovremo comprare gran parte di quello che ci serve. Con buona pace dell’autonomia strategica europea tanto decantata. È uno dei motivi per cui ci opponiamo a questa deriva ultra-ambientalista che porta a provvedimenti assurdi come quelli sulle case green, sullo stop ai motori diesel e benzina al 2035, sugli imballaggi, sulla qualità dell’aria, sui fitofarmaci". 

Si fa un gran parlare di solidarietà europea eppure la riforma del Patto di stabilità sembra andare ancora una volta verso l’austerità…

"Nella proposta della Commissione ci sono alcuni passi avanti verso una maggiore flessibilità. Di contro è del tutto evidente che la proposta sul tavolo non è soddisfacente perché ancora una volta si predilige la stabilità alla crescita, arrivando al paradosso che gli investimenti richiesti agli Stati membri per la transizione ecologica e digitale nonché quelli per la difesa vengono ancora computati nei parametri del debito pubblico. Ci si chiede di sostenere gli investimenti su queste voci ma, se poi lo facciamo, veniamo bastonati da una maggiore pressione sul nostro debito sovrano. Se a questo aggiungiamo i continui rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce sembra davvero che la crisi finanziaria non abbia insegnato nulla".