Politica
Pd, Debora Serracchiani segata. Il ruolo di "monitrice" non rende
Fa invidia al Zelig di Woody Allen
Mentre prima beveva solo Chianti rosso, naturalmente nelle due versioni fiorentina e pisana, dopo è stata vista dissetarsi unicamente con enormi boccali di birroni biondi come un Nibelungo declamando opera scelte da Nietzsche riadattate, come “Nazareno, troppo Nazareno”, “Al di là di Arcore e del Nazareno”, “Il gaio Nazareno”. Non passava inosservato, sempre secondo il succitato uccellino, che la Serracchiani tornava a casa canticchiando “Nazareno uber alles” con fare aggressivo e strafottente, infastidendo i passanti.
Il fenomeno, che ha nuovamente interessato un anziano e venerabile studioso come Chomsky – svagandolo dall’asilo mentale dove è ricoverato -, era in realtà più complesso, perché improvvisamente la Serracchiani mutava l’eloquio in un più sbracato e casereccio romagnolo d’osteria. Secondo i più perfidi interpreti questo poteva servire ad ottenere due piccioni con una sola fava (linguistica, chiariamo bene in questi tempi fluidi e ambigui): e cioè irretire contemporaneamente sia la Schlein che Bonaccini, rude omaccio da via Emilia. Sta di fatto che dopo le elezioni della svizzera – romagnola la Serracchiani non la mollava più.
E certo che di coraggio ce ne voleva a sostenerla dopo che nella sua precedente esistenza renziana era stata fulgida corifea del job act che sulla Schlein ha lo stesso effetto di un crocefisso su Dracula. In ogni caso il fenomeno è scomparso poco fa, esattamente dopo l’ufficializzazione della sua sostituta come capogruppo alla Camera e cioè Chiara Braga. Improvvisamente lo strano fenomeno che aveva interessato il mondo della Scienza ma anche dello spettacolo per un possibile “Zelig 2” è svanito, si è dissolto come neve al sole.
La Serracchiani si è risvegliata quella di un tempo, ha roteato il capo (questa volta il suo proprio), ha scosso le guanciotte floride e rossopinte, ha cercato inutilmente di tirare avanti il sedile dello scranno inchiavardato al pavimento della Camera per i ben noti motivi qualche volta intuiti dalla saggezza popolare e così facendo si è strappata la camicetta nel movimento improvvido per un politico di lasciare la poltrona.
E poi finalmente è tornata se stessa prorompendo in una clamorosa parolacciona in romanesco - che non possiamo riportare per rispetto al Santo Padre - e popolana eredità di quella Casetta Mattei dov’era vissuta e dove Tomas Milian aveva girato i suoi migliori film. Bentornata Debora.