Politica

"Pnrr, edilizia campo più penetrabile. Verdini? Stop al conflitto d'interessi"

di Rosa Nasti

Dopo l'alert della Ragioneria di Stato sul rischio truffe legate al Pnrr, Affari interpella The Good Lobby, organizzazione attiva sul fronte anti-corruzione

"Pnrr e truffe? Serve promuovere la trasparenza attraverso il coinvolgimento dei cittadini". L'intervista di Affari al direttore dell'organizzazione "The Good Lobby" Federico Anghelé

Oltre 102 miliardi: è questa la cifra monstre che l'Italia ha già incassato dai fondi europei del Pnrr. Un'opportunità cruciale per il Belpaese, ma anche un'occasione in cui la mole di risorse finanziarie in gioco richiede un rigido controllo e una protezione totale da attività illecite. Ma come salvare i fondi dall'ombra impellente del malaffare? "Bisogna fare delle verifiche necessarie che dovrebbero coinvolgere di più la cittadinanza", è la soluzione proposta da 'The Good Lobby', organizzazione no profit europea da sempre impegnata sul tema dell'anticorruzione.

D'altronde i progetti in campo che il governo deve mettere a terra sono molteplici e spaziano dalla sanità all'istruzione, dalla famiglia alle opere pubbliche. Il 2024 sarà quindi un anno cruciale. Ma rischia di partire già in salita. Il motivo? La Ragioneria di Stato in una nota pubblicata ha messo in guardia i ministeri sul rischio di truffe e cricche legate proprio al Recovery. La soluzione proposta è quella che le amministrazioni potranno utilizzare cartellini rossi, indicatori che "richiamano comportamenti e fatti potenzialmente anomali". Questi cartellini identificano diversi scenari di possibile frode, tra cui conflitti d'interesse non dichiarati, favoritismi in contratti d'appalto, o irregolarità nelle procedure di gara come mancato rispetto dei tempi o sospetti di manipolazioni dei dati relativi alle offerte.  

Ma l'alert della Ragioneria non è l'unica voce in campo sul tema, e  d'altro canto, da anni 'The Good Lobby'  si batte, fin dall'inizio dei lavori sul PNRR lanciando un grido di allarme sui rischi della poca trasparenza nelle gare di appalto. Affaritaliani.it ha parlato con il direttore dell'organizzazione, Federico Anghelé, che ha spiegato come è necessario muoversi affinché ci sia più trasparenza e meno margine di truffa per il Pnrr. 

Si è parlato tanto della "truffa" del superbonus, la misura che ha drogato - secondo molti- l'economia, senza però dare una vera spinta duratura e costruttiva al sistema. Ma anche dei tanti eco-bonus di "facciata". A quanto ammontano le frodi legate al Pnrr (già registrate) nel paese e quali sono i settori più "compromessi"? L'edilizia è un campo più minato di altri? 

Non abbiamo al momento un numero definito di frodi, ma il settore dell'edilizia è sicuramente quello più esposto a grandi rischi. La burocrazia italiana fa sì che ci siano processi molto lunghi che non vanno di paro passo con le tempistiche, più veloci del Pnrr. Come riuscire a contemperare la necessità di mantenere dei controlli? Bisogna fare delle verifiche necessarie che dovrebbero coinvolgere di più la cittadinanza. Il nostro non è un approccio repressivo, ma di monitoraggio. Se creo strumenti di partecipazione, permetto in maniera diffusa di prevenire forme di frode e corruzione. In Italia, l'unico sistema attivo al momento è il sito Italiadomani, che però è stato fatto con ritardo, fornendo informazioni limitate e parziali. Mancano sezioni di cronoprogramma sulle riforme, e quindi non abbiamo la possibilità di controllare constantemente in dati. 

Come identificate e valutate i potenziali rischi di corruzione o conflitto di interessi nei processi decisionali per l'assegnazione delle risorse del PNRR a livello nazionale e locale?

È sbagliato l'approccio che è stato messo in campo. Il problema nasce a monte delle istituzioni europee, che all'inziio parlavano di azioni di monitoraggio e poi non hanno reso nulla di tutto ciò obbligatorio, demandando agli Stati ma non creando standard comuni. Tuttavia, pur lamentandoci dell'Italia, bisogna riconoscere che ci sono Paesi che hanno messo in campo  dati ancor inferiori rispetto al nostro paese. Dal nostro canto, noi come organizzazione, attuiamo un azione di advocacy, spingendo perchè vengano messi in campo strumenti di monitoraggio civico, di partecipazione degli stakeholder.

Avete esperienze o casi di successo in cui il vostro intervento ha portato a miglioramenti significativi?


Abbiamo fatto pressione e ottenuto che l'Osservatorio Civico per il monitoraggio del Pnrr, che raggruppa oltre 50 organizzazioni civiche, facesse parte della Cabina di Regia e ci è costata mesi di campagna e mail bombing al ministro, più raccolta firme. Tuttavia, noi non facciamo un'analisi puntuale di analisi del rischio, ma puntiamo a creare regole che permettano a nche ad altre organizzazioni di fare attività di monitoraggio. 

Cosa consigliate ai cittadini e alle organizzazioni locali per garantire un coinvolgimento attivo e una maggiore sorveglianza sull'uso corretto dei fondi del PNRR nel loro contesto locale?

Il coinvolgimento dei  cittadini e delle organizzazioni locali è fondamentale per pretendere trasparenza. Serve un approccio partecipativo, in via preventiva, e non quando le decisioni sono state già prese perchè una volta che si hanno percorsi di partecipazione chiari e definiti, si ha il vantaggio, attraverso il coinvolgimento dei cittadini, di evitare scontri a posteriori, così da ponderare scelte e mettere in campo opere pubbliche, volute e richieste dalla cittadinanza. 


Come si collabora con le istituzioni italiane per promuovere la trasparenza e la correttezza nei processi decisionali relativi ai fondi del PNRR, considerando l'assenza di una legge italiana sul conflitto di interessi e sul lobbying?
 

Vista l'apertura del governo sul tema della regolamentazione del lobbying, anche a seguito del caso Verdini,  noi non ci stanchiamo di chiedere una legge. Per quanto riguarda il tema dei  conflitti d'interesse, l'Italia non è indietro, soprattutto per quando riguarda i funzionari pubblici, c'è una normativa che è già stringente ma che è carente per le cariche elettive.  Quello che si potrebbe fare per avere maggiore trasparenza è chiedere e puntare ad avere delle normative che permattano di definire cosa è lecito e cosa non lo è. Nel caso Verdini, traffico d'influenze illecite e corruzione, il reato risulta molto scivoloso perchè non è mai stato definito cosa è lecito fare per riuscire a perimetrare meglio quali attività sono consentite. Puntiamo che sempre più organizzazioni portino contatti sugli impatti che determinate scelte potrebbero avere, non il singolo, ma cittadini insieme che conducano il decisore pubblico ad opportunità migliori e significative.

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