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Politica
Quirinale, Draghi perde quota, ma Mattarella ribadisce il suo no al bis

Se la scelta alla fine ricadesse sull’attuale premier, poi, le elezioni anticipate sarebbero più di uno spauracchio. Perché con esse verrebbe meno la possibilità per molti dei peones di mettere in sicurezza il proprio assegno previdenziale. Le rassicurazioni dei leader politici, che pure non sono mancate in questo senso, non basterebbero. Se a questo si aggiunge che è tramontato da un pezzo il tempo della fedeltà alla linea di partito, è chiaro che in tanti al momento del voto si disallineerebbero. Non c’è ordine di scuderia che tenga, a maggior ragione nel segreto dell’urna, se in gioco c’è un interesse personale. E mai come in questo momento l’interesse personale è generale. Sono in tutto 690 i parlamentari alla prima legislatura che hanno cerchiato in rosso il traguardo dei 4 anni, sei mesi e un giorno. “Ci sarà un motivo se un presidente del Consiglio in carica non è mai passato per direttissima da Palazzo Chigi al Quirinale – argomenta il deputato Pd -. In questo caso se qualcosa andasse storto perderemmo tutto: non avremmo un presidente della Repubblica, perderemmo il presidente del Consiglio, che si dimetterebbe, e si andrebbe a elezioni”.

Escluso Draghi, come finirà? “Quello che è accaduto ieri alla Camera è una possibile prova di voto su Berlusconi, se si intendessero Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia viva. Anche se, rispetto alle votazioni sugli ordini del giorno, mancherebbero i voti del gruppo di Alternativa c’è che non si esprimerebbe certo a favore del Cav. Se però il leader azzurro venisse bocciato e ci fosse la possibilità di verificare eventuali defezioni nel centrodestra – basterebbe per esempio che Pd e M5s dichiarassero di non votarlo -, allora si tenterebbe prima la strada di un candidato dal consenso più trasversale, tipo Marta Cartabia o Pier Ferdinando Casini. Se fallisse, in ultima istanza, si tornerebbe a Mattarella. Le forze politiche, di fronte a uno stallo insuperabile, con le scadenze e gli impegni che attendono il Paese, potrebbero infatti rivolgersi all’attuale Capo dello Stato”. Insomma, si replicherebbe lo schema che portò al Napolitano bis. Attraverso una rivisitazione della vicenda dei 101 franchi tiratori: “Sì, perché Prodi sta al centrosinistra come Berlusconi al centrodestra. Due candidature di parte. Mutatis mutandis, basterebbe dimostrare, con un gioco di tattica parlamentare, come accadde alle precedenti elezioni per il Quirinale, la fragilità dello schieramento che vorrebbe esprimere il presidente. Ecco che, di fronte a una crisi conclamata si potrebbe arrivare a rieleggere il presidente uscente”.
E, in effetti, il nome dell’attuale capo dello Stato gira vorticosamente. Nonostante l’irremovibilità rispetto all’ipotesi di un bis, più volte ribadita dal diretto interessato. Se qualcosa o qualcuno riuscirà eventualmente a scalfirla è ancora tutto da vedere.

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