Referendum istituzionale: e se a vincere fosse il NO? Rumors
Ecco alcuni scenari possibili se la referendum istituzionale a vincesse il no. Indiscrezioni dai palazzi del potere
Referendum istituzionale: cosa accacrebbe se a vincere fosse il no?
Tanti rumor girano in Parlamento e soprattutto alla Bouvette, tra un caffè, un arancino e un succo di frutta. Ma ce n'è uno che sono giorni che continua a rimbalzare tra Montecitorio e Palazzo Madama e che trova sponde perfino a Berlino e a Bruxelles. Che cosa accadrà se davvero, come affermano quasi tutti i sondaggi, al referendum istituzionale dovesse prevalere il no?
Matteo Renzi ha ribadito che se perde sulle riforme va a casa. Nessun ripensamento, è scritto nero su bianco nella sua ultima Enews.
Le autorità finanziarie e i palazzi del potere politico, romano ed europeo, stanno già preparando il dopo. Il modello è quello del 2011 quando Mario Monti fu chiamato a rimpiazzare Silvio Berlusconi affondato dallo spread e della famosa lettera della Bce. Lo scenario non è proprio lo stesso, anche perché il QE di Mario Draghi tiene sotto controllo il temutissimo differenziale Btp-Bund.
Fatto sta che la Commissione Ue, la Bce e il Quirinale non vogliono farsi trovare impreparati nel caso in cui Renzi fosse costretto alle dimissioni.
Il piano B Berlino-Bruxelles-Colle più alto di Roma prevede un esecutivo tecnico e del Presidente (Mattarella ovviamente sarebbe il garante) guidato da Pier Carlo Padoan che abbia il compito di rassicurare i mercati sulla tenuta dei conti pubblici italiani. Pare - stando ai rumor - che l'attuale ministro dell'Economia sia già stato informato e si stia tenendo pronto.
Dopo la tempesta per la Brexit, e le incertezze politiche in Spagna post-elezioni, le autorità politiche e finanziarie dell'Ue non vogliono correre il rischio che scoppi anche un "caso Italia". Una buona fetta di parlamentari Pd - tra i fedelissimi di Renzi - i centristi di Ap-Ncd, Ala e Scelta Civica e Forza Italia sarebbero pronti ad appoggiare in Aula l'esecutivo Padoan.
L'orizzonte temporale sarebbe almeno sei mesi, anche perché oltre alla Legge di Bilancio (senza tagli alle tasse), ci sarebbe da riformare la legge elettorale. Ma non è escluso che si possa arrivare anche fino alla scadenza naturale della legislaturam nel 2018, con Padoan a Palazzo Chigi.
L'ipotesi del ritorno immediato alle urne viene vista come fumo negli occhi a Bruxelles, Francoforte e Berlino (anche per il timore di un successo dei 5 Stelle o per il pericolo ingovernabilità) e quindi l'obiettivo è quello di creare una sorta di "cordone istituzionale", con Mattarella garante, che preservi l'Italia (e l'euro) da eventuali tempeste sui mercati finanziari. Come detto di rumor ne girano moltissimi, ma questo viene confermato da diverse fonti.