Politica

Renzi - Gentiloni: Pd di lotta e di governo

Giuseppe Vatinno

Poco credibile una vera dualità tar i due

Pare indubbiamente strano quello che sta accadendo in questi giorni tra il Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il suo, sottolineo il “suo” premier Paolo Gentiloni. Il casus belli, diciamo così, è stata la (ri)nomina del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che fu, ricordiamolo, voluto da Berlusconi a suo tempo e che non ha vigilato adeguatamente -dice sempre Renzi- sulle banche italiane.

Ma torniamo ai fatti recenti.

Renzi ha detto che si dissocia da quanto ha deciso il suo e di nuovo sottolineo “suo” Presidente del Consiglio che vuole riconfermare Visco nonostante tutto quanto sia successo negli ultimi anni alle Banche italiane tra fallimenti e imbrogli ai correntisti vedi il caso della Banca Etruria e della banche venete.

Ma la cosa suona davvero strana: ha Gentiloni la forza per imporsi al suo segretario e azionista principale (quasi unico) della sua maggioranza parlamentare che lo sostiene? Assolutamente no. Gentiloni era un personaggio in assoluto disarmo che vagava senza meta dopo essere arrivato quasi ultimo pure alle primarie del Pd ai tempi di Marino sindaco, insomma un carneade che si aggirava nei meandri sotterranei di una carriera finita, dopo essere estato ministro nei governi Prodi.

Poi il colpo di fortuna dovuto al referendum perso da Renzi e la sua sostituzione fotocopia a Palazzo Chigi con un governo obiettivamente scialbo.

Ora si vorrebbe far passare l’idea che Gentiloni si sia ribellato al suo creatore e il Golem abbia acquistato autonomia propria. Impossibile. Sembra invece che quanto accada sia opportunatamente concertato per far apparire il Pd “di lotta e di governo” acchiappando così i voti degli scontenti e, contemporaneamente, continuando a governare.

Nel contempo, il presidente del Senato Pietro Grasso lascia il Pd non riconoscendosi più nel partito che lo ha eletto e portato alla seconda carica dello Stato.

Un’altra tegola indubbiamente sul percorso ferroviario e non di Renzi con fermata finale auspicata ma assai difficile Palazzo Chigi.