Politica

Meloni, Renzi ha cambiato obiettivo. Ecco perché ora si sta accanendo contro la premier

Negli ultimi tempi gli attacchi alla premier si sono moltiplicati

di Vincenzo Caccioppoli

Renzi, tra attacchi a Meloni e battaglie politiche

È ormai da settimane che Matteo Renzi, il senatore di Rignano, è diventato forse il più accanito oppositore di Giorgia Meloni. Non c’è occasione in cui il senatore fiorentino non prende la palla al balzo per attaccare la premier. Eppure, all’inizio il suo atteggiamento verso la leader di Fdi era assai differente. Anzi, come dicono i bene informati, c’è stato un momento in cui in realtà Renzi sembrava addirittura intenzionato ad appoggiare, più o meno surrettiziamente, il lavoro del governo di centro-destra. Italia Viva ha votato sin da subito con la maggioranza diversi provvedimenti: il decreto Aiuti ter (a dire il vero varato dal governo Draghi e ratificato dal nuovo Parlamento) già il 10 novembre 2022. Poi gli emendamenti per eliminare la parola "merito" dal nome del ministero dell’Istruzione (bocciati insieme alla destra) e a gennaio la relazione sulla giustizia del ministro Carlo Nordio, con uno scambio di voti favorevoli tra maggioranza e Terzo Polo sulle risoluzioni.

Leggi anche: Mattarella: "La mafia può essere vinta, dipende da noi. L'indifferenza è alleata dei violenti"

Sui decreti ex Ilva e Pnrr i renziani si astengono e votano invece a favore del decreto sugli eventi calamitosi, della sperimentazione Fintech e della delega al governo sulle politiche per le persone anziane. Un altro sì è quello sulla mozione della maggioranza sul nucleare, fino ad arrivare al via libera al Senato al Ponte sullo Stretto del 25 maggio. Solo fin qui siamo a oltre dieci voti parlamentari con la destra. Insomma, sembrava che tra i due fosse nata una certa sintonia, corroborata anche da una reciproca stima che perdurerebbe ancora oggi, malgrado gli ultimi screzi. Ma sì sa Renzi ci ha abituato in questi anni a mille capriole e cambi di direzione. Ma un cambio di rotta a 360 gradi come questo non si era mai visto nemmeno da chi è riuscito a far cadere un presidente del consiglio del Pd (Letta) per prenderne il posto. La sua ambizione e il suo ego sono smisurati, ma qui forse non si tratta solo di questo, ma di qualcosa che invece pare legato anche al vil denaro ed una certa invidia mal celata.

Qualcuno fa coincidere questo cambio di passo con una data precisa quella del 17 luglio dello scorso anno, all’Aquila durante la partita del cuore, quando dopo un assist di Renzi alla Schlein e il susseguente goal della segretaria (poi annullato per fuorigioco) seguì un caloroso abbraccio tra i due, che sembrava sancire una riconciliazione tra lui e il Pd. Ma in realtà i rapporti tra la premier e Renzi sono diventati pessimi a dicembre, quando il governo nella manovra di bilancio ha inserito una norma, definita da molti come anti Renzi (é quella che impedisce a parlamentari e membri del governo di avere lavori retribuiti fuori dall'Unione Europea). Ma Renzi è andato giù pesante anche con gli attacchi alla famiglia Meloni e con la presunta gestione ballerina dei servizi segreti (da che pulpito sarebbe il caso di dire).

Secondo le confidenze raccolte da alcuni parlamentari a lui più vicini, si tratta di una precisa tattica, che consisterebbe di mollare gli attacchi a Salvini, per far emergere i presunti limiti e le incoerenze di Meloni e dei suoi familiari. Si spiega così anche l’alto numero di interrogazioni parlamentari e di denunce sui giornali che Renzi ha fatto sulla gestione del potere da parte del governo, tutto accentrato intorno a Meloni e alla sua famiglia. Ma come dicevamo la cosa che lo fa andare su tutte le furie, a parte il fatto di aver perso, grazie alla solidità della maggioranza attuale, il ruolo di scheggia impazzita che tutto fa e disfa, una sorta di Gianburrasca della politica italiana, è proprio il provvedimento che gli impedirebbe di andare in giro per il mondo e guadagnare migliaia di euro (2 milioni di euro circa la sua ultima dichiarazione) continuando a fare il senatore.

Ma come spiega un vecchio senatore dell'opposizione, che certo non ama molto Renzi, il senatore fiorentino soffrirebbe una sorta di complesso di inferiorità verso la Meloni, che sta mostrando doti in politica estera e una solidità che lui nei suoi due anni a Palazzo Chigi non ha mai avuto. Perché forse pochi ricordano gli errori strategici del governo Renzi in politica estera, a partire dal suo incondizionato appoggio al regime di Al Sisi in Egitto ( quando fu ucciso Regeni a Palazzo Chigi c'era proprio lui) "La mia presenza qui è di chi riconosce alla leadership egiziana un ruolo cruciale per la stabilità dell'area e il futuro delle nuove generazioni" disse Renzi, quando volò al Cairo nell’agosto del 2014, a poco più di un mese dalle elezioni che vinse Al Sisi, con percentuali bulgare che lasciarono aperto il campo a molte dubbi ed interpretazioni sulla stessa legittimità democratica del voto.

E quando parla di isolamento e di irrilevanza della Meloni in Europa, qualcuno dovrebbe ricordargli dello smacco tremendo subito prima dal suo ministero degli esteri (Federica Mogherini) nell’agosto del 2014, che non viene neppure avvisata del summit sull’Ucraina organizzato a Berlino dall’omologo francese Laurent Fabius e da quello tedesco Frank-Walter Steinmeier. E poi l’anno successivo quando il nuovo ministero degli Esteri, Paolo Gentiloni (la Mogherini era volata a Bruxelles a fare l’alto rappresentante dell'Ue) non fu nemmeno avvertito dell’imminente summit di Parigi in cui sempre Laurent Fabius e i colleghi di Germania Franck-Walter Steinmeier e Gran Bretagna Philip Hammond, discussero di tutte le principali questioni internazionali, dalla crisi siriana a quella libica fino alla drammatica situazione di un’Europa attraversata da maree di rifugiati. "Renzi in realtà vede in Meloni quello che lui non è stato in grado o non ha potuto essere nella sua breve partenesi a Palazzo Chigi e il suo ego sta impazzendo" dice sempre il senatore del Pd, con un sorriso a mezza bocca.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI POLITICA