Politica
Salario minimo, rinvio a settembre ma è un bluff: arma di Pd-5S per le Europee
Di Alberto Maggi
Salario minimo, che cosa c'è dietro le aperture tra diffidenze e accuse
Un balletto, una telenovela estiva. Giorgia Meloni, visti i sondaggi, ha aperto una breccia passando dal no al forse, al dialogo, ma a settembre. Dem e pentastellati rilanciano quotidianamente ponendo ultimatum e incalzando l'esecutivo con la sponda della Cgil e della Uil. Ma quasi certamente non si entrerà nemmeno nel merito della questione. E' solo tattica politica.
Un'arma, quella del salario minimo, da usare in campagna elettorale. Un'arma troppo forte e popolare da sprecare con un compromesso al ribasso con la maggioranza. La premier lo sa, prende tempo e non chiude. Alla fine arriveremo al mancato accordo, al nulla di fatto e allo scambio di accuse su chi è stato il killer dell'intesa, se la maggioranza troppo rigida o le opposizioni troppo esose. Tutta campagna elettorale, marketing politico. Questa è la chiave di lettura dietro la miriade di dichiarazioni che ogni giorno riempiono le agenzie di stampa sul salario minimo.