Politica
Salvini-Meloni, disgelo. Per la Lega una tregua (non pace) obbligata
Il dietro le quinte dei rapporti tra il Carroccio e Fratelli d'Italia. Inside
Quello scambio via Twitter di domenica scorsa, festa della mamma, tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni cela un significato politico che va al di là degli auguri e della cortesia personale. "Grazie Matteo! Presto daremo insieme all’Italia il Governo che merita. Con buona pace di chi ci vorrebbe divisi", ha scritto la presidente di Fratelli d’Italia replicando al segretario leghista che in un precedente tweet aveva detto: "Auguri Giorgia, sia per la Festa della Mamma che per il successo del tuo libro".
Segnali di disgelo che arrivano dal Carroccio e che in FdI accolgono con soddisfazione, "il nervosismo era loro, noi siamo sereni. Meglio così". D'altronde domani, mercoledì 12 maggio, è fissato il primo incontro, anche se non tra i leader bensì di secondo livello, per definire le candidature in vista delle prossime elezioni amministrative. Certo non sarà una riunione risolutiva, almeno per le cinque grandi città chiamate al voto, ma qualcosa si muove dopo mesi e mesi di incomprensioni, silenzi e dialogo solo attraverso le interviste sui giornali.
I nodi rimangono sul tappeto, primo fra tutto quello del Copasir con il leghista Raffaele Volpi che non intende al momento dimettersi e con FdI che ha perfino ottenuto il sostegno di Enrico Letta in questa sfida con la Lega. E' inevitabile poi che i temi divisivi non manchino e non mancheranno, visto il diverso atteggiamento nei confronti del governo Draghi, prima fra tutti il caso immigrazione con il boom di sbarchi sui quali Salvini è chiaramente in imbarazzo (governando con Pd e LeU) mentre Meloni stando all'opposizione va a nozze (mediaticamente) rilanciando la proposta del blocco navale. Tutto vero, eppure il disgelo viene confermato tanto dal Carroccio quanto da Fratelli d'Italia. Ed è proprio nel partito della Meloni che danno una lettura politicamente maliziosa ma forse non troppo lontana dalla realtà.
L'ex ministro dell'Interno per settimane ha utilizzato una strategia conflittuale con FdI, con Riccardo Molinari (mai tenero con la destra) primo soldato al fronte (ecco l'intervista di qualche giorno fa del capogruppo leghista a Montecitorio), per cercare di conservare il proprio elettorato - specie al Centro-Sud - e per provare ad arginare l'avanzata di Meloni nei sondaggi. Visti i risultati, non entusiasmanti, ecco la virata e il cambio di strategia: nessun fronte comune con FdI, che resta all'opposizione e la Lega al governo, ma via libera al vertice sulle elezioni comunali e un cambio di strategia comunicativa partito proprio con il tweet di domenica e gli auguri per il libro e la festa della mamma.
In sostanza, è l'analisi che fanno nel partito di Meloni, Salvini no ha scelto di siglare una tregua con Fratelli d'Italia (la parola pace sarebbe eccessiva) ma è stato obbligato a sotterrare l'ascia di guerra. "L'avversario, in ottobre alle Comunali e poi alle Politiche nel '23, sono Pd e M5S. Non i partiti del Centrodestra. Punto", taglia corto un deputato leghista di lungo corso. Insomma, tutto torna.