Politica
Salvini: "Ritirare la sfiducia? M5s ha detto solo dei no"
"Ritirare la sfiducia? Loro hanno detto solo dei no": queste le parole del vicepremier, Matteo Salvini, al Corriere che ricordava quanto detto ieri dal capogruppo stellato Stefano Patuanelli secondo il quale il taglio dei parlamentari è possibile solo se non viene votata la sfiducia, quindi ci aspettiamo che sia revocata. "Non siamo al mercato del pesce. Forse che loro - ribatte Salvini - hanno cancellato tutti i no degli ultimi mesi? Comunque, io ho preso tali e quali le parole di Di Maio di cinque giorni fa: diceva testuale che dopo il taglio delle Camere si poteva andare a elezioni. Ma se è dopo, significa che prima voti quello, e poi si apre la crisi».
Ma secondo lei il capo dello Stato sarà d’accordo nel rinviare alla prossima legislatura l’entrata in vigore di una riforma costituzionale come il taglio dei parlamentari? «Io so che si è già fatto in passato, su materie rilevanti». "Quello a cui penso io - aggiunge Salvini - è un governo con Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia. Questo è quello che voglio e per cui lavoro". Le brucia il fatto, chiede il Corriere, che ieri i numeri d’Aula abbiano fotografato una maggioranza Pd-5 Stelle? «Che è l’inciucio - risponde il vicepremier - però, voglio proprio vedere Paragone e la Boschi che votano insieme la commissione d’inchiesta sulle banche. Oppure quella sulle case famiglia tipo Bibbiano. Aggiungo che, a differenza di quello che dicono Renzi e Di Maio, con il nostro governo non è in discussione quota 100 e non si toglieranno gli 80 euro. Semmai, sarà doveroso verificare il reddito di cittadinanza. Ci arrivano centinaia di segnalazioni, molte delle quali a me personalmente, da parte di imprenditori che quest’anno non riescono ad assumere i lavoratori che avevano l’anno scorso».
Salvini si sofferma poi sul tema alleanza delle alleanze con le altre forze di centrodestra: "Ho letto cose da pazzi. Che si vogliono i notai per firmare gli accordi. Io ho lanciato l’«Italia del sì» senza preclusioni, ma questo non vuole dire che già ci siano accordi o altro. Tra l’altro, le vecchie etichette sono del tutto superate. Figuriamoci se mi sono messo a parlare di listini e listoni. Nessuno vuole inglobare nessuno. Noi dialoghiamo con tutti quelli che la pensano come noi. E poi, nemmeno sappiamo se e quando si vota. Le opposizioni in qualunque parte del mondo hanno fretta di votare. Il Pd, invece, ha bisogno di tempo per inciuciare. La nostra priorità è sventare l’inciucio, con quale formula e quale squadra ci ragioniamo». Quale percentuale di successo attribuisce alla nascita di un nuovo governo che vi taglia fuori? "Il rischio c’è. Se avessi voluto una vita comoda, saremmo rimasti in sette sulle nostre poltrone, facendo finta che andasse tutto bene. E invece si è cominciato a litigare su tutto... Io voglio fare una manovra importante e coraggiosa con una persona di cui si fida il mondo come Giorgetti. Sfido Renzi piuttosto che Di Maio a dire altrettanto. Con l’Europa avevano già cominciato a dire che sì, avremmo tagliato le tasse, ma non tanto...».