Politica
Speranza, dal Covid al flop della sinistra: Santoro lo fa nero. Lo scontro
L'ex ministro della Salute è stato accusato di non aver saputo tramutare il proprio consenso personale ricevuto in pandemia in voti
Santoro a Di Martedì fa nero Speranza, l'ex ministro non ha capito che è il tempo dei partiti dai leader "forti"
Ieri sera a DiMartedì (La7), da Giovanni Floris, è andato in onda un bel siparietto tra un Michele Santoro in pieno spolvero e un attonito Roberto Speranza, ex ministro della Salute e leader di Articolo 1. Santoro sembrava Jack La Motta in Toro Scatenato di Martin Scorsese. Florido ai limiti dell’obesità le nari fumanti e gli occhi del Savonarola assassino, i freni inibitori scomparsi a causa dell’età e del logorio della vita moderna, come diceva Ernesto Calindri, Santoro ha fatto a pezzi uno stordito Speranza che non riusciva a rispondere alle tante critiche.
Una scena patetica con il vecchio mattatore in gran forma che ha spedito almeno tre volte al tappeto il povero Speranza che continuava, pateticamente a ripete, “ma io l’ho votata alle europee”, riferendosi alle elezioni a Eurodeputato del giornalista a cui non gliene poteva fregare di meno del voto del giovine politico. L’accusa di Santoro era che la sinistra, intendeva il Pd e cespugli, come appunto Articolo 1, avevano perso il contatto con il “popolo” e quindi la ricerca del leader era avventura inutile mancando appunto la base e cioè l’empatia con la mitica “ggente”.
A quel punto Speranza non c’ha capito più niente. Aveva cominciato ascoltando estasiato quello che era stato un suo idolo che poco a poco mentre parlava si capiva che ce l’aveva proprio con lui. Speranza è stato giustamente accusato sia da Santoro che da Floris di non aver saputo tramutare il proprio consenso personale (ipotesi altresì opinabile) di ministro della Salute in piena pandemia in voti. L’ex ministro ha tentato una difesa ridicola dicendo che lui da ministro rappresentava tutti gli italiani e non la sua parte politica. Al che Santoro e Floris se lo “magnavano” in diretta dicendo che proprio lì aveva fallito.
In realtà Speranza è stato un pessimo ministro della Salute per diversi motivi. In primis ha gestito malissimo la fase inziale del contagio visto che la più grande pandemia dell’ultimo secolo è scoppiata in Europa guarda caso proprio in Italia, tanto per non farci mancare niente. Ed infatti Speranza è accusato di aver gestito male la zona rossa in alcuni paesi della Lombardia, ritardandola e provocando così delle vittime ulteriori.
È in corso una indagine giudiziaria su questo. Poi ha voluto il lockdown che aveva un senso se nel frattempo si fossero creati posti letto in terapia intensiva, cosa che non è affatto avvenuta. Ma la cosa irritante è che a domanda precisa di Santoro su cosa avesse fatto per la Sanità ha detto che l’aveva finanziata. Una affermazione che stride con il fatto che la Sanità è all’ultimo posto nei finanziamenti del PNRR che proprio il suo governo aveva ottenuto. E lasciamo perdere il piano dell’influenza non aggiornato e i soldi dati al capo dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Le email svelarono poi che l’OMS era una foglia di fico per le decisioni del governo italiano, come si legge testualmente. Desta dunque meraviglia che Speranza ancora giri, anzi sia stato anche rieletto perché nel mondo alla rovescia funziona così. Speranza non ci capisce niente di Sanità e lo ha dimostrato ma anche politicamente non ci capisce molto di più, visto che nel contradditorio con Santoro e Floris si è lanciato in una intemerata sul fatto che il Pd sia diverso dagli altri partiti perché manca di un leader e questo per lui è un segno di democrazia.
Al che Floris gli ha fatto notare che il Pd assomigliava a quel signore sull’autostrada che andando contro mano ed ascoltando la notizia alla radio diceva: “Mica è solo uno, vanno tutti contro mano!”. Ecco, nelle parole di Speranza di ieri c’è tutto il dramma della sinistra che non ha capito che questo è il tempo dei partiti che si identificano con un leader forte e riconosciuto e chi non ce l’ha perde e lasciamo perdere la gestione del Covid, che è meglio.