Politica
Scherzo russo, Meloni abile comunicatrice. Ma ha un problema: ecco qual è
Dalla premier semplicità, immediatezza, trasparenza. Analisi
Giorgia Meloni e lo scherzo telefonico: il problema è la sua solitudine, attorno a lei il vuoto
La telefonata con il finto rappresentante dell’Unione Africana, che ha avuto come protagonista la premier Giorgia Meloni, è comprensibilmente al centro del dibattito politico-comunicativo. La domanda che ci possiamo porre, proprio in termini comunicativi, è la seguente: come ne esce la figura della stessa Meloni? Per commentare la vicenda, bisogna distinguere nettamente due aspetti: la performance dello staff di Meloni, e la performance della stessa Meloni. Sul primo punto, per esplicita ammissione dell’ufficio del consigliere diplomatico della premier, c’è stato un effettivo problema di controlli di sicurezza e attendibilità, evidentemente inadeguati. La responsabilità di questa performance carente è solo indirettamente della premier, la quale – a questo proposito – è parte “lesa” (ma qualcuno potrebbe obiettare che la scelta dei collaboratori è una responsabilità gestionale che comunque va in capo a lei).
L’aspetto che ci interessa è allora il secondo: come è stata la gestione comunicativa della telefonata da parte della premier? Il mio personale punto di vista è che la si possa definire sorprendente (inaspettata, originale rispetto al comportamento tipico dei leader politici). Meloni ha sorpreso gli osservatori per aver condotto il colloquio in accordo con tre caratteristiche, che sono: sincerità (schiettezza), tranquillità (serenità), reciprocità (simmetria).
Tecnicamente, Meloni è stata abile e soprattutto appunto originale sul piano comunicativo, perché ha impostato il colloquio secondo uno schema di semplicità, immediatezza, trasparenza e reciproca fiducia comunicativa che rappresenta un’eccezione nel panorama piuttosto ingessato della comunicazione istituzionale e, soprattutto, diplomatica, in un contesto internazionale. Proprio per questo, molti osservatori l’hanno criticata, ma per diversi aspetti la performance comunicativa (involontaria) di Meloni rappresenta una sorta di punto di svolta. Rappresenta la dimostrazione che, anche in politica, si può applicare il motto Zen che dice “comportati in pubblico come quando sei in privato, e comportati in privato come quando sei in pubblico”. Il problema, per Meloni, è quello che ho già segnalato proprio qui su “Affari Italiani”: la solitudine di una leader che non ha ancora costruito, attorno a sé, un insieme di collaboratori e di forze affluenti all’altezza del compito, molto difficile, che deve svolgere. Ma sul fatto che lei sia un’abile comunicatrice, con dei tratti di forte originalità, non ci sono più dubbi.
* Politologo e sondaggista