Politica
Partito di centro, strada in salita. Tra distanze e interessi divergenti...
Non basta cantare il de profundis del bipolarismo. Destino intrecciato con le sorti di Forza Italia e Italia viva. Ecco tutti gli ostacoli sul cammino centrista
Partito di centro, Coraggio Italia tra l'abbrivio delle elezioni quirinalizie e gli ostacoli in campo
Sulle macerie dei partiti e delle coalizioni può davvero risorgere un centro come un'araba fenice? Il bipolarismo è veramente finito come afferma il governatore della Liguria Giovanni Toti?
Partiamo dai fatti. Il primo è che sulla spinta dell'elezione del presidente della Repubblica, il partito che fa capo proprio a Giovanni Toti, Coraggio Italia, ha cominciato nei mesi scorsi a lavorare insieme ai renziani con l'obiettivo di dar vita a una federazione.
Durante le sei giornate del Quirinale, però, a un certo punto, fallite le strategie da king maker di Matteo Salvini, il governatore della Liguria, insieme ad altre componenti di centro - da Maurizio Lupi a Lorenzo Cesa - e insieme a Forza Italia, ha iniziato a muoversi in autonomia per sbloccare lo stallo. Anche questo è un fatto. Che però va letto in parallelo ad un altro e cioè un riavvicinamento, magari solo tattico (un fronte comune per frenare la candidatura di Elisabetta Belloni, spinta da Conte e Salvini), tra Pd e Italia viva. Un asse Letta-Renzi che, se diventasse strutturale, porterebbe il leader di Rignano lontano da un progetto federativo con CI.
Partito di centro, i destini incrociati con Forza Italia e Italia viva
Insomma, le incognite sulla strada della costituzione di un grande centro sono tante. E a complicare il quadro c'è anche l'idea di un partito repubblicano, avanzata da Salvini, almeno per ripartire da un tandem Lega-Forza Italia.
"Le trattative per il Quirinale, soprattutto nella seconda parte, ci hanno dato ragione. E questo è già un elemento di vantaggio che abbiamo rispetto ad altri", confida ad Affari una fonte parlamentare di Coraggio Italia. Dal partito di Toti e Brugnaro ammettono pure che "il percorso è lungo, ma soprattutto non è facile perché le sensibilità politiche da mettere insieme sono diverse".
Andiamo con ordine. Per quanto riguarda Italia viva, fonti di CI incrociate dal nostro giornale dicono di non essere affatto preoccupate da un rinato asse con il Pd: "Non ce lo vedo proprio Matteo Renzi su uno stesso palco insieme a Letta, Speranza e Conte", sottolineano all'unisono. "Il problema che ha Renzi casomai è nella resistenza da parte di alcuni suoi esponenti, da Teresa Bellanova a Gennaro Migliore, a confluire in un centro che ha origini a destra".
Il destino del centro, però, si incrocia inevitabilmente anche con le sorti di Forza Italia. Dalle parti di CI queste sono ore di attesa. Si aspettano gli sviluppi della proposta di un partito unitario e repubblicano lanciata da Salvini. "Intanto, l'avvertimento lanciato dalla Lega alla giunta di Toti in Liguria – dicono ad Affari – è la prova che comunque una federazione o un nuovo partito di centro spaventa. Detto questo, è chiaro che nessuno si aspetta un'apertura nei nostri confronti da parte di Silvio Berlusconi. E' difficile pensare che il leader azzurro possa digerire il fatto che diversi parlamentari di FI siano passati tra le fila di Coraggio Italia. Il discorso, però, cambia, e di molto, se si guarda agli esponenti di governo di Forza Italia. Vedremo".
Partito di centro, anche in Coraggio Italia si marcano le distanze
C'è, infine, la stessa formazione politica di Coraggio Italia che non è affatto monolitica. Le divisioni al suo interno ci sono eccome: "Da una parte c'è Brugnaro – proseguono –, che vuole rimanere nel centrodestra, e dall'altra c'è Toti, che fa un ragionamento più aperturista sia a sinistra che a destra. Anche verso la Lega, se diventasse 'giorgettiana', 'zaiana' o 'garavagliana'". Per tacere di interessi più "materiali" che comunque hanno il loro peso: "Tanto per cominciare, qualora si affacciasse un'ipotesi di rimpasto, non si comprende perché CI, che ha più parlamentari di Leu, dovrebbe rimanere fuori dal governo". Senza contare poi altre questioni che dentro il partito costituirebbero, almeno in questa legislatura, un ulteriore ostacolo e che quindi frenano imminenti sviluppi: "Una federazione con Italia viva significherebbe per esempio mettere in discussione alla Camera il ruolo di capogruppo di CI. Giusto per dirne una. D'altronde è normale, non si può pretendere che i tacchini preparino il pranzo di Natale".
Il partito di centro e la questione chiave della legge elettorale proporzionale
Come se ne esce? Anche perché di attori - ad oggi non protagonisti – da coinvolgere ce ne sarebbero molti altri: si va da Maurizio Lupi a Lorenzo Cesa. E, nel segno dell'europeismo e dell'anti-sovranismo, pure Azione e Più Europa, con Carlo Calenda, Emma Bonino e Benedetto Della Vedova. La sintesi la fa con Affaritaliani.it Osvaldo Napoli. Il deputato di Coraggio Italia la mette così: "Da Renzi a Calenda, da Lupi a Cesa, ci sono tante personalità politicamente rilevanti. Dobbiamo avere tutti, nessuno escluso, l'umiltà di ammettere che non ci sono e non possono esserci prime donne. Punto".
Nel frattempo, due sono le questioni chiave cui guardano e puntano i fautori di un rassemblement di centro. Le mette in fila col nostro giornale un altro deputato di CI: "Una legge elettorale proporzionale è la nostra priorità. E poi bisognerà misurare anche l'appeal del draghismo post Draghi". Che cosa vuole dire? "Tra le nostre sfide c'è quella di dar vita a un partito di Draghi senza Draghi. Non sappiamo cosa farà nel 2023 il presidente del Consiglio - conclude -, ma sarà comunque la nostra bussola".