Politica

Sorveglianza di massa: la polizia spagnola userà il riconoscimento facciale

di Antonio Amorosi

Sorvegliati e puniti: come il riconoscimento facciale verrà prima adottato in Spagna e poi...La società carceraria preconizzata dal filosofo Foucault avanza

Le tecnologie di sorveglianza che promettono benessere in cambio di controllo. Come la libertà viene sempre più messa a rischio partendo da Spagna e USA per arrivare a noi

La cinesizzazione dell’Europa è alle porte. E aprirà i suoi battenti nella civilissima e insospettabile Spagna a guida del governo di sinistra di Pedro Sanchez, esponente di punta del Partito Socialista Operaio Spagnolo.

La Polizia di Stato, la Guardia Civile e gli enti regionali spagnoli potranno usare il riconoscimento facciale, in soldoni quello che usano i cinesi ma la nostra è in versione occidentale (Sic!), con il programma ABIS (acronimo in inglese di Automatic Biometric Identification System), che utilizza l'intelligenza artificiale per identificare i cosiddetti “sospetti”.

Ma cosa è un sospetto?

Il quotidiano El Pais racconta che è tutto sotto controllo. Fonti della polizia hanno fatto sapere che non saranno utilizzate banche dati civili, come quelle che contengono le fotografie dei documenti di identità e a cui hanno accesso anche le forze dell'ordine.

Ma chi ne è sicuro davvero?

E quanti arresti nel mondo sono stati effettuati per errore o illegalmente con effetti devastanti per le persone e i loro dati personali? Qui la musica cambia in profondità perché entrano in campo le tecnologie pervasive e precise del nostro tempo.

Il sistema funzionerà così, almeno sulla carta. L'algoritmo ABIS, denominato anche Cogent, è stato sviluppato dalla società di tecnologia militare francese Thales. Il sistema confronta l'immagine inserita dagli agenti, estratta ad esempio da una telecamera di sicurezza, con le fotografie disponibili nel sistema già esistente per cercare riscontri. Il database con il quale verranno confrontate le immagini sarà costituito da circa cinque milioni di testimonianze fotografiche di volti di detenuti e sospetti che erano già in archivio. A questo fondo dati si aggiungeranno le fotografie di coloro che vengono arrestati dal momento in cui il sistema inizia ad essere utilizzato.

In una seconda fase, se si vuole convalidare il candidato all'indagine o all'arresto, viene effettuato uno studio forense, così come avveniva finora con le impronte digitali o con il DNA.

Non appena terminata la banca dati, costituita dalle schede fornite dalle diverse Forze di Polizia (come Guardia Civil e Mossos), saranno dislocate postazioni di lavoro presso i servizi centrali della Polizia Scientifica affinché ne possano verificare l'utilizzo con casi reali.

Anche nella Cina popolare, per quanto sia un sistema autoritario, si è arrivati per gradi all’uso del riconoscimento facciale. Ci sono state delle sperimentazioni e l’utilizzo del sistema solo con i cosiddetti “sospettati”. In parallelo è avanzata la cultura del credito sociale, dove le istituzioni pubbliche associano punteggi diversi ai comportamenti più o meno ritenuti virtuosi dei cittadini, in modo da indirizzarli. Anche in Italia sta facendo capolino la stessa cultura con vari progetti sul modello distopico cinese. Il rischio più che reale è che le città vengano sempre più governate da questi modelli di controllo del comportamento, dove le tecnologie e la raccolta dati dei cittadini saranno disciplinati con crediti sociali. L’effetto?

In Cina ne è nato una sorta di patto sociale tra cittadini e Stato: una maggiore sicurezza, efficienza burocratica, una vita più facile nella splendida società dei consumi in cambio della sottomissione alla sorveglianza digitale. Peccato che a volte o spesso in alcune stagioni, come abbiamo visto con la gestione della pandemia, quella stessa società ti espelle o ti vuole gestire in modo irrazionale e anomalo.

Il pericolo e che si parta da esperienze come questa spagnola per normalizzare l'uso del riconoscimento facciale da parte delle forze di polizia in tutta Europa.

Il database che conterrà le registrazioni fotografiche facciali di tutti gli indagati è lo stesso in cui sono già conservate le impronte digitali e i campioni di Dna. Questi ultimi due tipi di dati personali sono condivisi con i partner europei nell'ambito del Sistema d'informazione Schengen (SIS) e lo saranno presto anche quelli facciali. Bruxelles intende includerli nello stesso pacchetto in futuro e con i vari sistemi europei simili già progettati, per le medesime attività, per ora indirizzare a segnale gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste.

Alla notizia anche in Spagna qualcuno ha alzato un ciglio. Come ha appreso El Pais, l'Agenzia spagnola per la protezione dei dati (AEPD) ha preso contatti con il ministero dell'Interno "per affrontare vari progetti del ministero che potrebbero avere un impatto sulla protezione dei dati", tra cui ABIS. L'agenzia, che fino a luglio non era a conoscenza dell'esistenza del progetto, deve stabilire se il trattamento di questo tipo di dati personali rappresenti o meno un rischio tollerabile per i diritti e le libertà dei cittadini. La polizia può conservare i dati facciali dei soggetti per sempre o dovrebbero essere applicati limiti di tempo? Sotto quali ipotesi può essere utilizzato il sistema? Chi ha accesso a quei dati? Quali garanzie sono stabilite per l'uso previsto dello strumento?

Bazzecole!

Intanto a partire da giugno 2022, la Dogana e Polizia di Frontiera degli Stati Uniti (CBP) ha installato un software di riconoscimento facciale in tutti i 160 aeroporti statunitensi in cui atterrano i voli internazionali e in alcuni aeroporti d'oltreoceano in cui sono presenti strutture di accesso doganale agli Stati Uniti.

Gli USA non sono nuovi all’utilizzo. Clamoroso è stato il caso di Robert Williams, un afroamericano arrestato e tratto in prigione per errore: il sistema di riconoscimento facciale lo aveva confuso con qualcun altro.

A settembre 2020 Amnesty International ha diffuso il rapporto “Out of Control: Failing EU Laws for Digital Surveillance Export”, in cui ha reso evidente come tre aziende europee con sede in Francia, Svezia e Paesi Bassi abbiano venduto sistemi di sorveglianza ad agenzie di sicurezza cinesi coinvolte nelle violazioni dei diritti umani. L’uso indiscriminato delle tecnologie di riconoscimento facciale non solo è pericoloso ma mette a rischio la libertà.

Il caso più conosciuto è quello che riguarda la minoranza musulmana uiguri nella regione dello Xinjiang. Ma è roba da niente, parliamo solo dell’evoluzione di una società autoritaria. Così come è diventata storia l’acquisto in Uganda dei medesimi sistemi cinesi di riconoscimento facciale per reprimere le manifestazioni antigovernative.

La grande società del Panopticon preconizzata dal filosofo Michel Foucault avanza anche in occidente. Il carcere ideale del giurista Jeremy Bentham si fa società permettendo a pochi sorveglianti al potere di osservare tutti, senza far comprendere quanto e se si è controllati, indirizzando così il comportamento sociale.