Politica
Tasse sulle banche? Miserrimi proclami che non troveranno mai attuazione
Queste rincorse dell’ultimo minuto, senza capo né coda, alimentano solo incertezza, uno dei fattori critici di insuccesso d’impresa
Tasse sulle banche? Miserrimi proclami che non troveranno mai attuazione
Ringalluzzito dalla presenza di Orbán al suo raduno di Pontida e dopo aver derubricato il caos Ferrovie a un chiodo, Salvini ci ha regalato, nel noioso dibattito sulle tasse, l’ennesima perla affermando: paghino i banchieri e non gli operai. A parte che, prendo dalla Treccani, banchiere è “chi esercita attività bancaria come proprietario, dirigente, amministratore”, ancora una volta Salvini parla con la pancia, con quel suo linguaggio elementare e paternalista scandito da parentesi, punti e virgole. Avrà voluto dire che vuole tassare le banche, predatrici - secondo il microcosmo salviniano - di lauti profitti come se il mercato fosse un optional.
Anche il moderato Giorgietti (il più acclamato dei ministri) ha rivendicato di essere figlio di pescatori come se essere figlio di un pescatore o di un operaio fosse il salvacondotto per l’illibatezza eterna. Quello che ha detto Salvini è tecnicamente un assist alle banche che, se costrette, potrebbero facilmente caricare sui milioni di clienti (fra i quali operai e pescatori) qualche costo in più per compensare maggiori tasse dall’oggi al domani.
Quello che ignora Salvini è che la gestione di un’azienda avviene programmando gli investimenti in base alle attese di profitto che, non dimentichiamolo, è il fine ultimo di una impresa. Quindi se Salvini e il governo vogliono mettere mano al grande capitolo delle tasse lo facciano, ma serietà vorrebbe che lo facessero nell’ambito di un piano complessivo di riorganizzazione del gettito e della spesa (pensioni in primis, ormai un tabù per tutti anche per chi voleva abolire la Fornero, vero Salvini?).
Queste rincorse dell’ultimo minuto, senza capo né coda, alimentano solo incertezza, uno dei fattori critici di insuccesso d’impresa. Questi dibattiti “last minute” dimostrano solo il livello di una classe politica (che coinvolge anche l’opposizione) incapace di aver una visione, di pensare davvero al futuro dei figli (tanto cari all’eloquio salviniano), molto più facile ergersi a paladino dei meno abbienti colpendo a freddo, e un po’ a caso, chi è stato capace di fare profitti anche sfruttando favorevoli situazioni contingenti (che in altri casi sono state sfavorevoli).
Questa mossa assomiglia tanto, nell’approccio, alla riforma della scuola a partire dai voti, senza nessuna programmazione seria e senza nessun investimento straordinario. È il segno dei tempi, ma questi miserrimi proclami sono più facili da sintetizzare in un tweet…i quali spariscono tanto velocemente come queste sparate che non troveranno mai attuazione.