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Politica
Tav, sei mesi di stop aspettando la mini-Tav. La verità sulla querella Tav
LaPresse

Alla fine la palla è nelle mani del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E non poteva che essere così. Il vertice sulla Tav a Palazzo Chigi tra il premier, Luigi Di Maio, Matteo Salvini e il ministro Danilo Toninelli, di fatto, non ha prodotto alcun risultato concreto. Il capo del governo ha usato tutta la sua arte diplomatica spiegando dopo il summit che "per quanto riguarda la Tav, siamo in dirittura d'arrivo, nel percorso finale, quello politico. Oggi c'è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l'analisi costi benefici. Domani sera alle 8,30, riunione con i tecnici a oltranza. Credo una scelta entro venerdì". Scontata la smentita di un'eventuale crisi di governo: "Siccome prenderemo la scelta migliore per i cittadini, ovviamente il governo non rischia. Mi batterò perché non sia trascurato alcun aspetto per una decisione corretta. Posso garantire che prenderemo una decisione per tutelare l'interesse nazionale". Chiosa finale: "Rispetto le posizioni della Lega e del M5S ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo. Partiremo dall'analisi costi-benefici".

Il primo obiettivo è quello di confermare la pubblicazione dei bandi per l'11 marzo al fine di non rischiare di perdere 300 milioni di euro e di dover pagare penali all'Unione europea e alla Francia. Ma, per il resto, ovvero la realizzazione dell'opera, al momento tutto resta in alto mare. Nella tarda serata di ieri il ministro dell'Interno e segretario della Lega confidava ai suoi più stretti collaboratori che "è tutto fermo. Quelli (i 5 Stelle, ndr) sono gnucchi, ma una soluzione va trovata anche perché così le opposizioni vanno a nozze".

Dal fronte dei grillini, fonti parlamentari qualificate confermano poco prima del vertice a Palazzo Chigi che "per noi il no alla Torino-Lione resta un punto fermo. Almeno a questo tipo di opera così progettata". E infatti il premier Conte nelle sue dichiarazioni ha fatto riferimento alla contestata analisi costi/benefici che, come noto, ha bocciato la Tav. Alla fine però il governo non rischia.

"Ci mancherebbe", risponde uno dei massimi esponenti della Lega con responsabilità di governo. E quindi? Alla fine scommettono sia in casa Carroccio sia tra i pentastellati che il coniglio che tirerà fuori dal cilindro il presidente del Consiglio sarà quello di far partire i bandi l'11 marzo (tanto i tempi sono molto lunghi) ma poi di prendere sei mesi di tempo, quindi fino a settembre. Dopo l'estate si valuteranno da parte dell'esecutivo e in particolar modo del premier eventuali nuovi progetti (che al momento non esistono) per realizzare comunque il collegamento tra Torino e Lione, ma con un impatto ambientale decisamente inferiore e costi molto ridotti. In questo modo Di Maio potrà dire che questa Tav è stata archiviata e Salvini potrà affermare che l'opera, anche se rivista e diversa, verrà comunque realizzata (i Governatori Fontana e Zaia spingono per non stoppare completamente i lavori e il 26 maggio si vota per le Regionali in Piemonte). Senza dimenticare che i tempi sono lunghissimi e si parla di almeno 10-15 anni.

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