Politica
Torino, Mattei: “Mi candido con lista civica per un cambiamento competente”
L’intervista a Ugo Mattei, candidato sindaco alle elezioni comunali di Torino
Ve la immaginate, una Torino gestita dai cittadini? Dalle persone e non dai partiti? Con elezioni trasparenti e cariche pubbliche non garantite ad libitum, all’americana: con un audit sul debito del Comune che lo riduca fortemente, mezzi pubblici e asili gratuiti grazie a un progetto di moneta complementare e di credito di imposta negoziabile? E con un bilancio partecipato che affidi a cittadini competenti il compito di governare la cosa pubblica?
Quello di Ugo Mattei, giurista insigne, attivo in politica dall’età di 17 anni, vice presidente della Commissione Rodotà nel 2007 e ora candidato sindaco di Torino, è un sogno molto pragmatico. Qui, le parole “lista civica” tornano alla sostanza primigenia.
Come ci spiega lui, gverno dei cittadini “significa cambiamento competente, valorizzando chi ha la cultura, l’intelligenza e capacità per occupare posti pubblici. Non si trova così, va costruito, bisogna formarsi in modo adeguato. Altrimenti si affidano cariche pubbliche a imbecilli, come è accaduto nella storia recente”.
Quello della partecipazione “dal basso” pare un mito un po’ appannato…
“I Cinque Stelle hanno in realtà dirottato quella che era stata una esperienza di cittadinanza apartitica nel referendum del 2011 sull’acqua pubblica, redatto da Rodotà, Lucarelli ed il sottoscritto. La filosofia era quella della difesa dei beni comuni oltre lo schema ideologico di destra e sinistra e fu un’esperienza straordinaria, raccogliemmo 1 milione e mezzo di firme, 27 milioni di voti. Ma i Cinque stelle hanno incassato gran parte del consenso per questa esperienza ingabbiandola in un dispositivo tecnologico, che stava nelle mani di Casaleggio. Così facendo hanno privatizzato il movimento. Oggi si chiama capitalismo della sorveglianza: la tecnologia ha mantenuto il controllo nelle mani di una piccola cerchia, vendendo alle persone più incompetenti l’illusione di poter essere soggetti politici. Ne è risultato un clamoroso successo elettorale ma l’illusione è stata smascherata in un lasso di tempo relativamente breve e ora il movimento è solo una ridicola riedizione di se stesso”.
Ma dopo la disillusione quella corrente esiste ancora? La gente è ancora disposta a mettersi in gioco?
Beh certo il capitalismo va veloce. Il neoliberismo ha massacrato la capacità di partecipazione delle persone. Ma noi dal 2011 abbiamo lavorato in modo “carsico”. Nel 2018 abbiamo istituito il comitato Rodotà per riproporre la legge di riforma dei beni pubblici -che prevedeva la difesa dei beni comuni e la loro gestione partecipata - tramite una raccolta firme di iniziativa popolare. Fra gli errori del movimento referendario nel 2011 ci fu quello di non raccordare i firmatari, perdendone traccia. Perciò ora abbiamo creato una struttura di partecipazione cooperativa: si chiama Generazioni Future. Chiunque puo’ sottoscrivere un’ azione e gia’ durante la raccolta firme poteva prenotarla a un euro. La struttura esiste, ha quasi duemila azionisti secondo il principio dell’azionariato popolare diffuso. La politica non può più essere solo rappresentanza, perché deve fare i conti con i poteri economici forti. Inoltre deve essere partecipazione, ma anche quella che io chiamo eco-alfabetizzazione. Le persone vanno formate. Per fare qualcosa di concreto, intanto si puo’ sottoscrivere un’ azione!”.