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Politica
Guerra, Italia ininfluente. Ecco perché Draghi e Di Maio non contano niente
Mario Draghi e Luigi di Maio 


Ci sono poi una serie infinita di dichiarazioni a favore del presidente russo, anche da parte dell'ex premier Silvio Berlusconi, che oggi insieme ai dirigenti di Forza Italia, si sforza di apparire un fedele alleato della Casa Bianca. Ecco qualche esempio: “Vladimir Putin è un dono del Signore” (Silvio Berlusconi, Forum sulla democrazia a Yaroslav, in Russia, 10 settembre 2010), “Vladimir è sensibile, aperto, ha il senso dell'amicizia, ha rispetto per tutti, soprattutto per le persone umili, e una profonda comprensione della democrazia” (Silvio Berlusconi alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, 22 ottobre 2010), “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!” (Matteo Salvini su Facebook, 25 novembre 2015), “Ho un rapporto fraterno con Vladimir. Credo sia il migliore: ritengo che per la Russia sia una fortuna” (Silvio Berlusconi a Euronews, 17 gennaio 2013).

Ucraina: Salvini, “non si rompano le palle a Putin” (Matteo Salvini, TgCom24, Ansa, 12 novembre 2014), “Io credo che la Russia sia sicuramente molto più democratica dell’Unione Europea di oggi, una finta democrazia. Io farei a cambio, porterei Putin nella metà dei paesi europei, mal governati da presunti premier eletti che non sono eletti da nessuno, ma telecomandati da qualcun altro” (Matteo Salvini al Parlamento europeo, 11 marzo 2015).

“La politica estera degli Stati Uniti è stata un disastro sotto Obama. Se Trump ha voglia di convergere con Putin, di rimettere le cose sulla giusta strada, non può che avere il nostro appoggio Due giganti come loro che dialogano: è il sogno di tutto il mondo! Eravamo in guerra fredda, con l’arma nucleare. La politica internazionale ha bisogno di statisti forti come loro. Considero questo un vantaggio per l’umanità. Putin è quello che dice le cose più sensate sulla politica estera” (Traduzione dell'intervista rilasciata da Beppe Grillo al settimanale francese Journal du Dimanche, a cura del M5S Europa, 23 gennaio 2017).

Insomma, a Parigi, a Berlino e soprattutto a Washington non dormono e con questo passato recente l'Italia non può che avere un ruolo del tutto marginale nella diplomazia europea e mondiale. Nonostante Mario (non più Super) Draghi.

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