Politica
Vannacci: "Pensiamo ai migranti ma ce ne freghiamo degli anziani". Esclusivo
Il militare a tutto campo sui temi d'attualità. Intervista
Con l'immigrazione clandestina arrivano anche terroristi? "E' la stessa preoccupazione espressa dal nostro Ministero dell’Interno"
Prima una premessa importante. "Rispondo alle domande di Affaritaliani.it sempre in veste privata, da uomo libero, senza minimamente voler interpretare posizioni istituzionali o attribuibili ad altre organizzazioni statali e governative e facendo sempre riferimento a quanto da me scritto e pubblicato nel libro “Il Mondo al Contrario”". Dopo un lungo silenzio, il generale Roberto Vannacci torna a parlare e lo fa con un'intervista ad Affaritaliani.it, toccando tutti i temi chiave dell'attualità sociale ed economica.
L'INTERVISTA
Quali sono secondo lei le priorità degli italiani oggi? La criminalità dilaga nelle città italiane, non solo quelle grandi. Come bisognerebbe intervenire secondo lei?
"Non sono un sociologo né uno studioso di attualità ma seguendo i capitoli del mio libro e rispondendole secondo la logica del “Mondo al Contrario” posso serenamente tracciare quelle che interpreto le priorità di una buona fetta della società italiana. Immagino che se Lei ha posto questa domanda a me non si aspetta i canonici “Lavoro, bollette, salari” ma, forse, è alla ricerca di un approccio “non convenzionale” che cercherò di fornirle in queste risposte.
Una delle prime priorità e la Sicurezza che è una delle tematiche che affligge l’Italia. Per quanto i numeri ci dicano che la situazione non sia drammatica, la percezione della sicurezza, soprattutto nelle nostre grandi città, è sicuramente degradata negli ultimi anni. Come ho più volte espresso nel mio libro una “caratteristica della democrazia non è quella di autorizzare ladri, stupratori e criminali a esercitare liberamente le loro attività”. Anzi bisogna stare molto attenti e difendere le nostre libertà perché “Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete, soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati, come i furti, che toccano più di ogni altro il cittadino allora l’elettorato si volgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi”.
“Mettere in carcere i delinquenti non è indice di autoritarismo e disumanità, non viola alcun diritto fondamentale, non ci fa tornare indietro a tempi medioevali ma è il modo meno violento per rendere inoffensiva una persona pericolosa, per controllarla e per recuperarla alla convivenza sociale (…) Ogni altra soluzione, come quella di permettere a malavitosi, mariuoli, teppisti e bulli di quartiere di agire indisturbati, magari dopo averli arrestati e subito rilasciati, avvilisce le forze dell’ordine e crea fra i cittadini l’immagine di uno Stato impotente, inadeguato ed inefficace. In fin dei conti superfluo!”.
Considerare “i ladri delle vittime di ingiustizie sociali e di una società in cui la distribuzione della ricchezza è sperequata” oltre a essere profondamente ingiusto non dà buoni risultati, come lo dimostra la California che si è trasformata in uno stato ad altissimo tasso di criminalità da cui imprenditori e icone della grande distribuzione fuggono e “vanno a rifugiarsi in Texas o nella Florida di Ron Desantis che, invece, garantiscono standard di sicurezza molto più elevati ed una tassazione ben inferiore”.
Per quanto possa sembrare sconnesso dalla realtà, ritengo che un’altra delle priorità che affligge la nostra società sia il "Merito" ovvero la convinzione che questo nostro paese attribuisca poca importanza alle capacità personali effettivamente espresse dai singoli ma si muova secondo altre dinamiche imposte anche da ideologie che stanno prendendo piede un po’ in tutto l’Occidente. “Perché l’ideologia multiculturale odia la meritocrazia in quanto razzista, poiché fa emergere qualcuno che merita da qualcun altro che è tutt’altro che meritevole. Per loro quello che contano sono i diritti collettivi basati sul genere, sull’orientamento sessuale o sul colore della pelle piuttosto che le pari opportunità che si basano sulla capacità intrinseca di ognuno di noi”. La continua rincorsa a sempre più diritti per tutti non cozza, secondo Lei, con la necessità, invece, di garantire pari opportunità in partenza e poi premiare i migliori secondo il principio delle società competitive? L’invadente e esagerato assistenzialismo non fa a botte con l’esigenza di confrontarsi con un mondo globalizzato che è diventato sempre più concorrenziale? In genere sui giornali leggo sempre che le priorità sono il lavoro scarsamente retribuito, la povertà e le bollette da pagare, ma non crede che se impostassimo bene una società sul merito e sulla competitività, già a partire dalla Scuola, si riuscirebbero a risolvere o, almeno, a mitigare anche quelle tre indiscutibili problematiche. Bella battaglia questa perché ci si scontra con “chi non ha talento e volontà e disprezza la meritocrazia e la determinazione”.
Altra priorità è l’"Identità" che abbraccia settori come la cultura, la famiglia, le tradizioni, la scuola, la Patria e l’immigrazione. Molti Italiani sono ancora orgogliosi di esserlo e si sono letteralmente rotti le scatole di essere derisi e scherniti quali le ultime ruote del carro. Dobbiamo pensare agli immigrati ma ce ne freghiamo dei nostri anziani, di chi prende una pensione minima, di chi onestamente non ce la fa a sbarcare il lunario. Dobbiamo essere inclusivi e fare spazio a chi non festeggia il Natale - e proponiamo di chiamarlo festa d’Inverno -a chi si potrebbe offendere nel vedere il Presepe, a chi vorrebbe rimuovere il crocifisso dalle aule, a chi non è padre o madre e si potrebbe risentire nel sentire chiamare chi lo è con il suo effettivo nome. Dobbiamo rispettare ed essere aperti alle altre culture e allora a scuola ci interessiamo delle tradizioni del Ghana e tralasciamo contestualmente i nostri scrittori e poeti del risorgimento. Molti italiani si sono stancati di vedere interi quartieri trasformarsi in “casba” dove vigono altre leggi, usanze e tradizioni rispetto a quelle a cui loro fanno riferimento. Molti Italiani non vogliono più rinunciare alla loro “italianità” che esiste, c’è, è reale e tangibile e non va derisa e ignorata come invece lo vorrebbe qualcuno.
Altra importante priorità è il Progresso: all’italiano interessa progredire, essere più ricco, più benestante, più facoltoso e condurre una vita più facile, tutelata e serena. La “convenienza” deve guidare le scelte del futuro e non l’ideologia. L’energia deve essere sempre disponibile e a basso prezzo, i trasporti devono essere garantiti ed economici, le libertà devono essere ampliate e non contenute da provvedimenti falsamente ambientalisti. Le città devono essere più fruibili e non infestate da divieti e da servizi sempre più a pagamento. Il benessere e la ricchezza però non deve essere distribuito a pioggia secondo il principio “più diritti per tutti” ma ritengo che l’Italiano medio desideri che la ricchezza vada, appunto, a chi merita, a chi si impegna, a chi studia, a chi il lavoro lo cerca e non lo aspetta, a chi si sveglia alle 5 del mattino e fatica sino alle nove di sera, a chi cura i nostri malati e i nostri anziani senza riposo, a chi innova e a chi fa impresa nonostante gli ostacoli e la burocrazia, agli “inebriati dell’eccellenza e (ai) talenti incalliti che non demordono”.
Ulteriore priorità è la Burocrazia che rappresenta la sabbia negli ingranaggi di questa nostra società che già arranca a funzionare e viene ulteriormente rallentata da questa gelatina a densità infinita. La burocrazia dovrebbe infatti rappresentare uno strumento per farla funzionare meglio la macchina sociale ma “come al solito, il Mondo al Contrario ha il sopravvento basandosi su un costrutto ormai consolidato in molte altre situazioni: la borbonica macchinosità, il tempo, le procedure lente e farraginose e la burocrazia maligna che, alla fine, invertono l’ordine dei principi e sovvertono il criterio di giustizia”. I principi valgono, le leggi ci sono, gli strumenti anche ma quando si tratta di metterli in pratica, quando è questione di arrivare al dunque inizia il calvario: norme, controlli, dichiarazioni, verifiche, asseverazioni, codici, paesaggistiche, ricorsi, validazioni, omologazioni, identificativi, accessi. Tutto fatto a fin di bene, certamente, ma alla fine i risultati sono controproducenti. E allora non sarebbe più utile allentare la macchina della verifica, allargare le maglie dei controlli, accordare fiducia e, contestualmente, far pagare pene salatissime a chi fa il furbo. Uomo avvisato mezzo salvato, enuncia il proverbio, e un tale approccio promuoverebbe anche il principio del merito. Un circolo virtuoso, insomma, che andrebbe ad intaccare il convenzionale costrutto “lavoro, bollette, salari” prendendolo alle spalle….dove meno se lo aspetta. Rischia proprio di funzionare!
L'Unione europea di fatto non esiste in politica estera (e non solo). Serve una maggiore o una minore integrazione dei Paesi Ue?
"Sulla questione bisognerebbe approfondire molto e io sono ben lontano dal considerarmi un esperto. Se, come dice Lei, l’Europa non ha una valenza solida in politica estera le soluzioni vanno cercate con pragmatismo ed efficacia nella stessa Europa e non tramite la disgregazione della stessa. Questa dovrebbe essere la strada, a mio umile parere. Se questa Europa non ci piace allora bisogna cambiarla e non distruggerla….Le votazioni per l’elezione del Parlamento Europeo sono fra soli 8 mesi, i cittadini potranno finalmente scegliere il nuovo volto del Vecchio Continente. Questa è la libertà più cara ed efficace che ci concede la democrazia, non facciamocela scappare. I Paesi Europei sono portatori di valori e principi comuni, sono gli eredi del Risorgimento, dell’Illuminismo e delle idee che hanno guidato la rivoluzione francese una loro coesione in nome proprio di questi principi ed in difesa di una identità europea che ha origini greche, romane e cristiane sarebbe, a mio avviso, sicuramente auspicabile".
L'accordo con l'Albania sui migranti è la soluzione giusta al problema sbarchi?
"Non glielo so dire, non conosco i particolari di questo accordo e, per la mia posizione di militare in servizio, non commento un provvedimento del Governo e/o delle Istituzioni Repubblicane. Quello che posso dire, e che ho anche illustrato sul libro, è che altri stati ampiamente democratici hanno concluso, o stanno concludendo, accordi con paesi terzi per l’appianamento delle problematiche migratorie. “la Spagna del “socialistissimo” Sanchez firma un accordo con la Mauritania che rafforza la già solida collaborazione tra i due paesi nel contrasto all’immigrazione clandestina”. La Gran Bretagna, vara una linea durissima sugli immigrati irregolari: niente asilo, bando a vita e trasferimento in Rwanda per tutti i clandestini. Ci voleva un Premier come Sunak, di origine indiana e dalla pelle di evidente color olivastro per far passare una delle più controverse e dure normative anti immigrazione senza essere tacciato di xenofobia e razzismo. Nelle ultime settimane è apparsa anche la prigione galleggiante ormeggiata a Portland e che fa parte degli ultimi provvedimenti del governo di Sua Maestà per scoraggiare i clandestini. La chiatta dovrà ospitare i richiedenti asilo sino a che non venga concesso loro il beneficio, ovvero, vengano rimpatriati. E se ne frega, il buon Sunak, dei commenti di Filippo Grandi – l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – che critica il disegno di legge anti clandestini che non aspetta altro che l’approvazione, ritenuta scontata, di re Carlo III d’Inghilterra”.
"Il parlamento di Copenaghen ha votato una nuova legge per istituire i centri per i richiedenti asilo fuori dai confini europei. Un provvedimento ben contrario alla politica di accoglienza sia dell’Unione Europea che delle Nazioni Unite”
La “moderata ed egualitaria Svezia, da sempre terra promessa per i richiedenti asilo, che decuplica i controlli alle frontiere e chiude le saracinesche agli immigrati. Nella nazione simbolo della tutela dei diritti umani, di genere e delle minoranze si cambia strategia e si pone fine all’automatismo del ricongiungimento familiare per gli immigrati”
Crede che ci sia il pericolo che con l'immigrazione clandestina arrivino in Italia e in Europa anche terroristi islamici, soprattutto con la guerra tra Israele e Hamas?
"A questa domanda è facile rispondere considerata la stessa preoccupazione espressa dal nostro Ministero dell’Interno e tenendo conto anche dei fatti di ultima attualità che hanno comprovato che parte dei terroristi che hanno liberamente operato in Belgio e in Europa erano sbarcati a Lampedusa qualche anno prima".