Politica

Zelensky litiga pure con la Polonia. Kiev perde l’appoggio degli anti-russi

Di Giuseppe Vatinno

La “guerra del grano” tra Varsavia e Kiev e quella “dei droni” con Bucarest indeboliscono ulteriormente l’appoggio Alleato all’Ucraina di Zelensky

Zelensky litiga pure con la Polonia. L’Ucraina sta perdendo l’appoggio di Polonia e Romania

La sensazione generalizzata è che Volodymyr Zelensky stia perdendo l’appoggio degli alleati nella guerra contro la Russia. Ormai l’Occidente, tramite la sua opinione pubblica, è stanco di un conflitto che si protrarre da troppo tempo e che sostanzialmente non lo riguarda. Recentemente anche il duo Meloni – Biden ha “abbandonato” l’ex comico, anche se non formalmente, ma –ancora peggio- nei fatti. Ne ho parlato ieri qui.

Ma se scricchiola il supporto Occidentale desta meraviglia la crisi che coinvolge ora i rapporti tra Polonia e la stessa Ucraina, una volta grandi amici Orientali. “Prima i polacchi”, ha scandito il premier Mateusz Morawiecki che ha posto fine alla corrispondenza di amorosi sensi tra Varsavia e Kiev, facendo suo il motto di Donald Trump con gli americani. Ma cosa è successo, visto che fino a poco tempo erano appunto grandi amici? Si tratta del fatto che in Polonia si vota il prossimo 15 ottobre e che Morawiecki guarda più agli agricoltori polacchi che alla guerra ucraina.

Infatti -a causa del blocco di Putin- il grano ucraino non può più essere trasportato sul Mar Nero e quindi viene scaricato, insieme ad altri cereali, ai confini appunto polacchi (l’importazione ufficiale è bloccata) e venduto a prezzi stracciati e questo provoca la caduta dei prezzi del grano polacco sul mercato interno ed estero. Da qui l’ira dei contadini (che rappresentano ancora ben il 27% dei polacchi) con i sondaggi che vedono il partito di maggioranza governativa il “Pis” -cioè “Diritto e Giustizia” che esprime il premier-, precipitare verticalmente.

Il Presidente della Polonia, Andrzej Duda, è stato chiaro: “L’Ucraina è come uno che sta annegando e si aggrappa a tutto ciò che trova, anche al suo soccorritore rischiando di trascinarlo sott’acqua”. Zelensky e Morawiecki sono ai ferri corti con il primo che non ha rinunciato ad attaccare un po’ stupidamente quei Paesi che “fingono solidarietà e favoriscono indirettamente la Russia” (cioè la Polonia, ndr).

Zelensky accusa Varsavia di aver messo balzelli doganali insostenibili sui prodotti agricoli ucraini, violando così le norme della UE, mentre Morawiecki replica dall’Assemblea Onu di New York dicendo che “per il momento non stiamo più consegnando armi a Kiev”, sostenendo che tali armamenti servono alla modernizzazione dell’esercito polacco. Il dubbio di Zelensky è che i polacchi abbiano ottenuto, come al solito, armi sofisticate grazie al loro rapporto speciale con gli Usa, per poi tenersele per loro invece che cederle all’Ucraina, come da accordi. La Polonia infatti sta svuotando i propri arsenali di vecchie armi sovietiche (veri fondi di magazzino, peraltro insicuri), cedendole a Kiev invece di quelle moderne americane.

Dal lato loro i polacchi accusano Kiev di avergli rifilato ben 17 campioni alimentari contaminati da “salmonella e conditi con pesticidi”. Poi pesa la questione migranti ucraini in fuga verso la Polonia: si tratterebbe di più di un milione di profughi che scappano dai bombardamenti russi verso occidente che ovviamente Varsavia non vuole più.

Intanto il Colonello Autunno è arrivato e il Generale Inverno è alle porte con il suo carico di fango e gelo che già bloccarono Napoleone e Hitler nelle loro avanzate verso Mosca. A complicare poi il quadro ci si è messo un altro ex Paese del Patto di Varsavia e cioè la Romania che ha protestato per aver trovato pezzi di droni russi di fabbricazione iraniana sul suo territorio, vicino al confine ucraino della cittadina di Izmail, bombardata spesso e volentieri da Mosca.

La Romania vanta il più lungo confine di un Paese Nato con l’Ucraina, 650 chilometri. I rapporti tra Bucarest e Kiev non sono mai stati buoni, complice il fatto che precedentemente l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica, un Paese che dalle parti della terra di Dracula non è mai stato visto di buon occhio. In vista di un vertice che si tenne nel lontano 1997 a Madrid la Nato spinse la Romania a firmare un patto di buoni rapporti, il che fu fatto il 2 giugno 1997 a Costanza. Ma in seguito i due Paesi continuarono ad ignorarsi in un clima di post guerra fredda.

Il presidente rumeno Klaus Iohannis, di origine tedesca transilvana, ha chiesto –sotto la spinta dell’opinione pubblica preoccupata- una rapida indagine interna dopo che per diverso tempo la Romania aveva smentito Kiev che denunciava l’accaduto. Il Primo Ministro rumeno, Marcel Ciolacu, si è quindi mosso tramite il ministro della Difesa Angel Tilvar che però si è sempre mostrato molto cauto per evitare escalation con Mosca e così facendo irritando Kiev.

Certamente la Romania che ospita pure una presenza Nato a Costanza (per ora presso l’aeroporto militare Mihail Kogălniceanu, in futuro potrebbe essere costruita una base navale Nato sul Mar Nero), non trova particolarmente gradevole la vicinanza ad un teatro di guerra così delicato come quello dei porti ucraini sul Danubio, che Mosca bombarda incessantemente.

Questo ricorda il caso della caduta di pezzi di missili sul territorio polacco con Kiev a fomentare Varsavia, come ora ha fatto con Bucarest, per denunciare un “attacco russo” che avrebbe permesso alla Nato di invocare il famoso articolo 5 che implica la difesa comunitaria di qualsiasi Paese membro Nato attaccato, aprendo le porte ad un conflitto diretto con la Russia.

Poi la Cia dimostrò che il missile era di fabbricazione russo ma era stato sparato dagli ucraini per errore proprio contro la Polonia, la qual cosa non piacque affatto a Varsavia.  Kiev –dal canto suo- non ha mai smesso di fomentare una escalation della guerra come lo stesso presidente polacco ha voluto ricordare con l’esempio di chi sta per annegare e trascina con sé il soccorritore.