Il presidente del Consiglio Comunale di Bari, Pasquale Di Rella, ha firmato le sue dimissioni - questa volta "irrevocabili" - dall’incarico istituzionale, a cui già a novembre del 2016 aveva rinunciato, salvo poi revocarle a seguito delle garanzie ricevute: relative allo svolgimento delle attività e alla salvaguardia delle prerogative del Consiglio Comunale.
"Non posso più presiedere un consiglio, dove chi ha vinto le elezioni ora vuole imbavagliare le minoranze, con la forza dei numeri scaturiti dall’arrivo in coalizione di chi non ha sostenuto il sindaco Antonio Decaro".
La “goccia che ha fatto traboccare il vaso già pieno” è stata, secondo quanto dichiarato dallo stesso Di Rella, “la plateale sfiducia nei fatti, da lui subita per la seconda volta, e materializzatasi con la bocciatura - da parte dei capigruppo della maggioranza di centrosinistra - della proposta di convocare alcuni consigli comunali al mattino, quando la macchina amministrativa è regolarmente in servizio, in modo da poter far fronte ad emergenze ed imprevisti come quelli accaduti nelle recenti sedute di fine anno”.
Il riferimento del Presidente dimissionario era alle imbarazzanti situazioni vissute in Consiglio Comunale, convocato per le approvazioni urgenti di fine anno - con sedute serali oltre gli orari di lavoro dei funzionari comunali, quando “gli stessi Assessori non avevano notizie da fornire in Aula per una serena approvazione degli atti".
Di Rella ha anche sottolineato che nell'ultima seduta consigliare "C'erano ancora 85 punti arretrati da discutere" e che nel "2017 su 62 convocazioni, ben 27 sono state infruttuose".
Una decisione che segue quella di Pasquale Di Rella di lasciare il Partito Democratico, aderendo al Gruppo Misto, mettendo l’accento sul “Fallimento del patto morale e politico che fu siglato nel novembre 2016. Deluso e costretto a constatare che la svolta, allora auspicata, c'è stata ma in peggio: perché tutti quei problemi, quelle questioni, quei malfunzionamenti della macchina amministrativa e nei rapporti tra giunta e consiglio sono tutt'ora esistenti".
Le ipotesi di “un’esigenza” di tenere le cosiddette mani libere, in prospettiva elezioni primaverili vengono smentite, ribadendo l’intenzione di non aderire a nessun altro gruppo politico fino alla fine del mandato amministrativo. “Anche perché - ha ribadito Di Rella - dopo il 4 marzo nulla sarà più prima. Prudenza vuole che convenga aspettare gli effetti e i risvolti di questo giro di boa elettorale e verificare, soprattutto, se le eventuali e possibili alleanze di governo saranno più o meno coerenti con quelle proposte prima della richiesta del voto”.
L’impressione finale è che la posizione sul trespolo non escluda - in prospettiva - l’approdo verso una candidatura a Palazzo di Città e alla fascia tricolore di primo cittadino. Con quale compagine, forse, lo scopriremo dopo il 4 marzo. In pratica, la conferma che le grandi manovre sono cominciate da un pezzo.
(gelormini@affaritaliani.it)