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AS Roma: De Rossi rifiuta 100.000 € a partita. Uno schiaffo alla miseria

Giuseppe Vatinno

Daniele De Rossi, 36 anni, lasci in serenità la pelota

La vicenda di Daniele De Rossi, capitano della Roma sbolognato senza troppi complimenti dal Presidente Pallotta è esemplificativo dei tempi che viviamo.

A quanto pare c’era una questione di rinnovo di contratto per un giocatore giunto a fine carriera, di 36 anni e che voleva rimanere a giocare ancora, nonostante gli acciacchi e l’età.

Un po’ quello che, fatti i dovuti paragoni, era stato offerto -non senza polemiche- all’idolo stellare Francesco Totti.

Ma qualcosa è andato storto. Sarà che Mr Pallotta s’è fatto furbo dopo le varie fregature prese con lo Stadio, sarà perché è un business man americano non avvezzo ai sentimentalismi, sarà che se rotto un po’ le scatole della piazza di Roma, ma il presidente ha dato il benservito all’ ex “Capitan Futuro”, ora tristemente “Capitan Passato”, via Tweet, come un Trump qualsiasi che diceva nel fortunato programma TV Usa The Apprentice ai suoi concorrenti “you’re fired!”, “sei licenziato!”.

A quanto ha raccontato lo stesso De Rossi ci sarebbe pure stata la possibilità di giocare a cottimo, per la modestissima cifra di 100.000 euro a partita (attualmente sta a 3 milioni a stagione) ma a quel punto “Capitan Futuro” si è indignato e, sdegnato, ha alzato i tacchi e i tifosi sono andati in rivolta.

In tutta questa vicenda surreale pochissimi hanno fatto una considerazione elementare: ma in un Italia in cui si discute ora di introdurre il salario minimo orario, grazie ad una proposta di Di Maio (9 euro all’ora lordi) è possibile che uno stramilionario come De Rossi rifiuti 100.000 euro a partita?

Abbiamo veramente perso qualsiasi bussola morale per giungere a questo punto?

E senza contare che i De Rossi sono più di uno: da sempre infatti c’è pure il padre Alberto allenatore da infinito tempo della primavera giallorossa, che non lavora gratis.

Ma quello che più colpisce non è la reazione comprensibile del giocatore ma quella di tutto l’establishment della società italiana e financo internazionale, cioè quella che in viene classificata come élite, Vip, jet set.

E insomma, se a 36 anni suonati, ci si ritirasse in buon ordine grati alla vita e alla fortuna per aver fatto una valanga di denari per inseguire un pallone in mutande sarebbe poi una cosa così sconveniente?