Berlusconi, l'uomo che portò il Milan in paradiso. Il "grazie" di un fedele tifoso - Affaritaliani.it

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Berlusconi, l'uomo che portò il Milan in paradiso. Il "grazie" di un fedele tifoso

Di Massimo Puricelli

"Presidente Berlusconi, un grazie infinito perché il Milan sarà sempre la mia, la nostra vita". L'addio di un fedele tifoso

"Grazie Presidente Berlusconi", il ringraziamento di un fedele tifoso milanista

Buon viaggio Presidente Berlusconi. Al Presidente Berlusconi (perché per tutti i milanisti sarà sempre il Presidente), è d'uopo rivolgerli un enorme ringraziamento per quello che ha rappresentato per noi inguaribili tifosi di quella maglia a strisce rossonere di quella squadra che si chiama AC Milan 1899. E sì, perché un grazie per 30 anni di presidenza sono in obbligo di esprimerlo.

Febbraio 1986 Berlusconi diventa presidente del Milan 1899. Mi permetto di definirlo il mio Milan. Sì, perché all'epoca poco più che quindicenne, il Milan era tutto per me, era la mia vita (lo è tuttora anche se le vicende della mia esistenza mi hanno reso meno "romantico", più pragmatico, sempre idealista, ma più realista), era la trasposizione della mia persona nei rapporti con i miei coetanei, ma non solo, con chiunque altro, con il prossimo che incontravo, che venivano inevitabilmente classificati e distinti a seconda della loro fede calcistica.

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E in quegli anni chi era milanista aveva poco da gioire, aveva poco di cui vantarsi, eccetto che per la storia passata (gloriosa e vincente -anni 50/60) e l'attaccamento "del popolo rossonero" che seguiva la squadra anche in cadetteria con un entusiasmo senza pari.

E così io che mi vantavo di essere milanista, come mio padre, che seguiva il vecchio Milan anche all'Arena e mi raccontava le gesta dei vecchi campioni, Liedholm, Nordhal, Schiaffino, e soprattutto Rivera (idolo assoluto della mia infanzia, non dimenticherò mai la mia prima partita a S.Siro con un gol del mitico Gianni), che non mi vergognavo se siamo andati in B due volte una "pagando" l'altra "mandati a forza per non so quale peccato da espiare" dovevo sopportare le angherie, gli sberleffi, le umiliazioni di tutti coloro che consideravano i milanisti come degli sfigati - nostalgici (al pari dei tifosi granata del Torino) che non avevano un presente, tanto meno un futuro, e che vivevano solo di ricordi ormai remoti.

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