Milan News

Pensioni: Ape social arretrati: i soldi a dicembre? Parla Boeri. PENSIONI NEWS

Pensioni: Boeri, entro dicembre pagata parte arretrati Ape social. RIFORMA PENSIONI NOTIZIE

Pensioni: Ape social arretrati: i soldi a dicembre? Parla Boeri. PENSIONI NEWS

PENSIONI, sull'Ape Social all'Inps "stiamo facendo di tutto per riuscire a pagare gli arretrati ad una buona parte di coloro che hanno diritto a questi trattamenti entro il 2017. Quindi nel mese di dicembre dovremmo riuscire a pagare una buona parte degli arretrati a buona parte di coloro che hanno il diritto di ricevere il trattamento per l'ape social". Lo afferma il Presidente dell'Inps Tito Boeri in un'intervista al Giornale Radio Rai - Gr1 precisando che "nel caso di ape sociale con decorrenza da maggio si tratterebbe di un arretrato di otto mesi. Chi ha decorrenze più recenti si troverà un arretrato per un numero minore di mesi".

PENSIONI E DATA DI PENSIONAMENTO: PARLA BOERI. RIFORMA PENSIONI NOTIZIE

Ritornando sul dato di età effettiva di pensionamento in Italia, comunicato ieri dall'Ocse, Boeri evidenzia come "bisogna capire è che quando si dice che si ritarda la pensione per adeguarla all'allungamento della vita di 5 mesi , è come se noi passassimo da 62 anni a 62 anni e 5 mesi. Questo è quello che avviene per la media degli italiani".

PENSIONI: MONITO OCSE ALL'ITALIA SU ETA' E SPESA. RIFORMA PENSIONI NOTIZIE

Essendo uno dei pochi paesi ad avere vincolato l'età pensionabile all'aspettativa di vita, l'Italia vedrà un progressivo incremento dell'età in cui di potrà abbandonare il lavoro, fino a un massimo di 71 anni e 2 mesi per i giovani che hanno iniziato a lavorare nel 2016. La stima, destinata a suscitare polemiche, è dell'Ocse nel suo rapporto 'Pension at a Glance 2017', da cui emerge su questo punto un poco invidiabile 'record' per il nostro paese (peggio di noi solo i futuri pensionati danesi, che si ritireranno solo a 74 anni) mentre la media dei Paesi dell'area si attesta a 65,5 anni.

PENSIONI: CGIL, DATI OCSE CONFERMANO PREOCCUPAZIONI PER GIOVANI

'Anche i dati diffusi dall'Ocse confermano che il tema della previdenza deve essere affrontato diversamente, a partire da questa legge di Bilancio. Deve essere garantito un futuro previdenziale ai giovani attraverso una pensione di garanzia nel sistema contributivo''. Così Ezio Cigna responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale commenta quanto rilevato quest'oggi dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. ''I dati rivelano che l'Italia - prosegue- sarà uno dei Paesi europei che manderà in pensione a 71 anni e 2 mesi il ventenne nato nel 1996 che inizia a lavorare nel 2016, supponendo una carriera lavorativa senza interruzioni. Nella pubblicazione però - prosegue il dirigente sindacale - non si tiene conto di come è congegnato il nostro sistema, che in realtà, per tutti i soggetti che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, che hanno quindi un sistema previdenziale contributivo, andranno in pensione molto più in là. Il rischio reale per coloro che non raggiungeranno un certo importo di pensione è quello di arrivare a percepire un assegno di vecchiaia a 75 anni''. ''La discontinuità del lavoro dei giovani è già un dato di fatto. Per questo abbiamo avanzato più volte al Governo la richiesta di rivedere le attuali soglie previste del 2,8 e 1,5 volte l'assegno sociale, che penalizzano nuovamente il lavoro povero e discontinuo''. Sulla spesa pensionistica, dice ancora la Cgil, l'Ocse non considera la composizione della spesa previdenziale: ''diversa da quella di altri Paesi europei poiché tiene conto anche di quella assistenziale''. Per questo, affinché si possa confrontare seriamente la spesa previdenziale italiana "è necessaria una comparazione a livello internazionale al fine di escludere quelle voci che non hanno attinenza alcuna con le prestazioni pensionistiche. Per questo - conclude Cigna - chiediamo al Governo che si impegni a promuovere in sede comunitaria una verifica dei criteri di rappresentazione della spesa pensionistica''.