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MotoGP, non solo Marquez: da Rossi a Barry Sheene, i recuperi-lampo storici

Il ritorno del pilota Honda per il GP bis di Jerez è solo l'ultimo di una lunga serie: i crack di Doohan, Lorenzo e Capirossi ad Assen e non solo. Eccone alcuni

Di Lorenzo Pastuglia (@pastu_jami22)

La MotoGP: roba da 'fenomeni' capaci di sfidare le leggi della fisica e della medicina. Che non hanno paura di osse rotte e di conseguenti operazioni quando il richiamo della pista, dell'asfalto e dell'adrenalina di una gara vengono prima di ogni cosa. Il recupero di Marc Marquez ha del clamoroso: solo domenica scorsa la frattura del terzo medio dell'omero nel primo GP di Jerez del Mondiale 2020, diventato finalmente realtà dopo mesi di lockdown e di disperazioni casalinghe causa Covid. Poi il viaggio dall'Andalusia a Barcellona, l'operazione - il fissaggio di una placca in titanio di ultima generazione: degli speciali ‘piatti’ bloccati da 10 viti (cinque sopra e cinque sotto) che non solo catturano l’osso fratturato, ma sono anche avvitati alla placca - e il rientro a Jerez. La notizia che ha spinto il pilota spagnolo di Cervera a correre è che il nervo radiale al lato della frattura non è stato interessato. Tradotto: invece che un periodo di sei-otto mesi come da routine, il recupero dell’otto volte campione del mondo sarà più veloce del previsto, anche se tornare in pista così presto è un rischio per il corpo in caso di una nuova caduta.

Marquez, non è il primo recupero lampo 

Intanto a Jerez c'è chi plaude al ritorno di Marc - il 'nemico' Valentino Rossi e il vincitore di Gara-1, Fabio Quartararo, hanno definito il suo ritorno "un bene per la MotoGP" -, chi è rimasto sorpreso (il team manager di Hrc, Alberto Puig) e chi è contrario come mister Pramac, Paolo Campinoti. Il proprietario della scuderia satellite Ducati alla Gazzetta dello Sport definisce l'operazione del pilota Honda "seria" e il suo rientro "un rischio per lui e per gli altri in pista". Marquez però non è l'unico ad averci abituato a ritorni-lampo del genere, perché se si dà una sfogliata al libro della storia del Motomondiale diversi sono i casi. A fine giugno Andrea Dovizioso è stato operato a Modena dopo una frattura composta della clavicola, mentre faceva motocross in una gara del campionato regionale sulla pista di Monte Coralli, vicino a Faenza. Ma era già pronto al via in Andalusia la passata domenica, così come sarà questo finesettimana per altri infortunati eccellenti che hanno ottenuto il via libera dai medici: Alex Rins e Cal Crutchlow. Lo stesso Marquez, inoltre, fu protagonista di un violento high-side nelle qualifiche del Gran Premio di Sepang 2019, precisamente lo scorso 3 novembre. Marc prese comunque il via con tre infiltrazioni endoarticolari a spalla, gomito e caviglia, stringendo i denti e finendo secondo dietro a Maverick Viñales.

Rossi incidente MugelloL'incidente di Valentino Rossi al Mugello nel 2010 (LaPresse)

Rossi, Lorenzo, piloti Yamaha da record

Tre anni fa si ricorda invece il miracolo di Valentino Rossi, che alla vigilia del GP di Misano si fratturò tibia e perone in un allenamento di enduro, saltando la gara romagnola del 10 settembre e rientrando in tempo record il 24 dello stesso mese ad Aragón, in Spagna. E sempre nel 2017, il Dottore cadde con la moto da cross a Cavallara di Mondavio, a due passi dalla sua Tavullia (nel pesarese) procurandosi una compressione toracica che però non gli fece saltare il GP del Mugello. Proprio lo stesso circuito di Scarperia fu maledetto per il nove volte campione del mondo, che durante il Gran Premio 2010 si fratturò la gamba destra nelle prove del sabato mattina (era il 9 giugno) dopo un volo tremendo alla curva Biondetti. Un impatto tremendo che portò la fuoriuscita dell'osso dalla pelle, ma che fortunatamente non tocco le lacerazioni nervose tanto che Vale rientrò in pista il 18 luglio per il GP di Germania, al Sachsenring, nel quale arrivò quarto. In casa Yamaha si ricorda anche il terribile schianto di Jorge Lorenzo nel GP olandese di Assen 2013. Il maiorchino fu il protagonista assoluto di quel weekend: frattura scomposta della clavicola complice l'asfalto bagnato (durante le prime prove libere del venerdì), rientro in Spagna per l'operazione a tempo record e di nuovo in pista domenica, con un quinto posto finale e le lacrime di gioia una volta arrivato ai box, tra gli abbracci dei meccanici. Un'impresa da pazzi. 

Assen, non solo Lorenzo. Quelle volte di Capirossi e Doohan...

E proprio la 'Cattedrale della Velocità' olandese è stata il teatro anche dei recuperi lampo di Loris Capirossi e Mick Doohan. Nel 2000 il pilota di Castel San Pietro corse quel GP con una mano rotta, dopo una frattura al terzo e al quarto metacarpo riportata nel warm up di poche ore prima. Riuscì non solo a disputare la gara, ma addirittura giunse terzo alla bandiera a scacchi. Dopo il podio si recò in infermeria, dove fra gli sguardi increduli del personale gli venne completamente ingessata la mano. Mentre l'australiano della Hrc, durante le qualifiche del 1992, scivolò sulla pista rimanendo impigliato sotto alla moto, fino al terribile impatto con gli altissimi cordoli del tracciato. Tibia e perone andarono in frantumi, Doohan venne operato subito ma gravi complicazioni sorsero immediatamente dopo l’intervento, con problemi di cancrena e la prospettiva di un’amputazione. Dottor Claudio Costa lo prelevò così dall’ospedale in cui si trovava, lo rinchiuse in una piccola clinica privata allestita all’interno della sua stessa casa e i trattamenti che seguirono furono al limite della fantascienza: il pilota ebbe le due gambe completamente ingessate insieme, per favorire lo scambio di sangue fra i due arti, e gli venne applicato un enorme tutore metallico per addrizzare la gamba. Ci vollero otto settimane di sacrificio, ma Doohan riuscì a salvare la sua gamba e potè risalire in moto. Perse il mondiale per pochissimi punti, ma entrò senza ombra di dubbio nella leggenda.

Il miracolo di Sheene a Daytona '75

Se si va ancora più indietro nel tempo, c'è il recupero di 'RoboCop' Barry Sheene dopo l'incidente di Daytona (Usa) nel 1975. La gomma posteriore della sua Suzuki si polverizzò letteralmente a 170 all’ora e il pilota venne lanciato con violenza sull’asfalto. Il referto medico fu praticamente un bollettino di guerra: frattura al femore sinistro, al radio e all'ulna destra. Quindi fratture da compressione a quattro vertebre, tre costole rotte e un’infinita serie di terribili abrasioni. In seguito il pilota stesso dirà alla stampa: “C’era talmente tanta pelle staccata dalla mia schiena che avrebbero potuto rivestirci un divano. Fossi stato un cavallo da corsa, e non un uomo, mi avrebbero abbattuto sul posto”. Nonostante i danni, bastarono meno di 50 giorni per risalire di nuovo in sella. Mentre oltre ad Assen, Capirossi lo si ricorda anche a Laguna Seca nel 1994, quando lanciò la sua Honda contro le barriere per il troppo dolore (allora correva nella Classe 250), dopo essersi rotto il braccio a Brno ed essere sceso in pista lo stesso negli Usa col gesso e con una barra di ferro sul manubrio per accelerare. Insomma, di miracoli nel Motomondiale ne abbiamo visti tanti e tanti continueremo a vederli. Intanto bentornato a Marc Marquez, con la speranza - dato il Mondiale ancora aperto - che questo GP riesca a finirlo in assoluta sicurezza, pensando prima alla sua salute.