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Strage di Bologna, Mollicone (fdi): “Le sentenze? Teorema per colpire la destra”. E scoppia il putiferio
Anniversario strage di Bologna

Strage di Bologna, nuova lite tra FdI e Pd

Non si ferma la polemica politica sulla strage di Bologna del 1980. Questa mattina un’intervista esplosiva rilasciata a La Stampa Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera di Fratelli d’Italia, è tornato sulle sentenze che hanno decretato la matrice fascista delle stragi: "La presidente del Consiglio ha detto una cosa ovvia: le sentenze hanno rilevato la matrice neofascista".

Quindi quelle decisione vanno "certamente" rispettate "ma bisogna capire se le sentenze hanno rispettato le garanzie processuali. Qualsiasi tecnico superpartes lo confermerebbe. Si cerca di creare un teorema come è accaduto a Berlusconi per decenni facendolo diventare addirittura il referente della mafia”, dice Mollicone. Rispetto alle dichiarazioni della segretaria Pd, aggiunge: "Schlein non ha cultura politica né conosce la storia politica nazionale, essendo cresciuta per lo più all'estero". Insomma - sottolinea Mollicone - "non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia".

Nel giorno della commemorazione del 44esimo anno dalla strage, il presidente dell’associazione delle vittime, Paolo Bolognesi, aveva detto: “Le radici di quell'attentato", cioè della Strage del 2 agosto 1980 in stazione a Bologna "come stanno confermando anche le ultime due sentenze d'appello nei processi verso Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Movimento Sociale Italiano negli anni cinquanta: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo", ha affermato Bolognesi parlando dal palco in stazione. "Per questa parte politica, lo stragismo e in particolare la Strage di Bologna, rappresentano una macchia da togliere a tutti i costi dalla loro storia, da negare oltre ogni evidenza". Dura la replica a stretto giro della premier Giorgia Meloni.

LEGGI ANCHE: “Postfascisti nel governo”, “molto grave l’attacco contro di me”. Strage di Bologna, lite tra i parenti delle vittime e Meloni

"Sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al Governo. Sostenere che le 'radici di quell'attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di governo', o che la riforma della giustizia varata da questo governo sia ispirata dai progetti della loggia massonica P2, è molto grave. Ed è pericoloso, anche per l'incolumità personale di chi, democraticamente eletto dai cittadini, cerca solo di fare del suo meglio per il bene di questa Nazione", ha scritto in una nota la premier. "Credo che, in questo clima di crescente odio, le parole e i gesti stiano sfuggendo di mano anche alle persone più avvedute. Mi appello a tutti perché si torni all'interno di una cornice di normale dialettica in quella che, grazie ai sacrifici di tanti, è ormai una democrazia solida e matura".

Strage Bologna: Bonaccini, Meloni cacci Mollicone da FdI

"Le parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, sono di una gravita' inaudita. A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta piu' a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni". Lo afferma Stefano Bonaccini, presidente del Pd ed europarlamentare. "La presenza di Mollicone nell'aula di Montecitorio e' gia' in se' uno schiaffo alla dignita' del Parlamento e la sua permanenza alla presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell'istruzione della Camera e' impossibile - sottolinea Bonaccini - Se Meloni non lo toglie da li' e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive. Saremmo allora di fronte a un problema decisamente piu' grave".


 



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