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Dopo le inchieste e il caso 1 maggio, Giani prova a ricucire i rapporti nel PD
Un vertice con i consiglieri regionali Dem, per cercare di ricomporre la frattura che li ha visti criticare il Governatore sulla apertura dei centri commerciali
Torselli (FdI): “Guerre nel Pd, Giani quando penserà ai toscani?” "L'inchiesta KEU sta segnando la fine del presunto buongoverno della sinistra. Dopo la revoca di Ledo Gori a Capo di Gabinetto, è partita una guerra intestina tra Pd e Giani di cui faremmo volentieri a meno. Ci chiediamo quando è che il governatore inizierà a pensare ai toscani invece che ai suoi problemi. Da quando Giani è stato eletto presidente della Regione, la maggioranza non ha fatto altro che litigare sugli incarichi pubblici e i soggetti da piazzare nelle varie partecipate. Ci sono volute settimane perchè Pd e Italia Viva si mettessero d'accordo sul nome di Chiappini per la Deputazione della Fondazione Monte dei Paschi. Intanto la nostra Regione non ha ancora un assessore al bilancio perchè Giani continua a fare il Giani: piuttosto che prendere una decisione che scontenterebbe qualcuno, preferisce che non ci sia un responsabile politico per la gestione del Recovery Fund in Toscana. Fino ad ora questa giunta ha peccato di pressapochismo e improvvisazione, i toscani non meritano di essere governati in questo modo". Questo il commento di Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale. |
Dieci anni fa Matteo Renzi, allora giovane sindaco di Firenze, fece parlare di se’ in tutta Italia per il suo auspicio che il 1 maggio i negozi della città rimanessero aperti. Un decennio dopo, al centro della polemica c’è il Presidente della Toscana Eugenio Giani, ma il tema è sempre lo stesso.
Già vicino a Renzi, almeno fino a quando era nel Pd, Giani aveva scelto una linea molto simile alla vigilia della Festa dei lavoratori: prima aveva annunciato una chiusura per prevenire i contagi da Covid-19, poi però ha cambiato idea, lasciando la facoltà di rimanere aperti per mezza giornata. Scelte che hanno fatto imbufalire sia i sindacati che il suo stesso partito.
In una nota congiunta, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil stigmatizzano “una politica inaffidabile e completamente in mano alla lobby della grande distribuzione e delle associazioni datoriali del commercio". Parole durissime, alle quali le sigle sindacali hanno fatto seguire uno sciopero nella giornata del 1 maggio, fatto decisamente insolito e che ha lasciato strascichi politici piuttosto evidenti.
Persino il gruppo del PD nel consiglio regionale toscano ha preso le distanze dalla scelta di Giani: "Temiamo che il messaggio che sta passando sia sbagliato e la Toscana non può mandare questi segnali, non può ammainare la bandiera del 1 maggio, neppure per mezza giornata, neanche in una situazione particolare come quella determinata dalla pandemia di Covid-19. Riteniamo che le battaglie per i diritti dei lavoratori non debbano essere delegate solo ai sindacati, lasciandoli soli, ma invece pensiamo che debbano essere parte integrante della nostra proposta e azione politica. Per questo, caro Presidente, in questo caso, ti esprimiamo civilmente il nostro dissenso".
Non solo, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs segnalano polemicamente che “alcune ore prima dell’ordinanza regionale che consentiva l’apertura dei supermercati la mattina del 1 maggio, alcune aziende già avevano informato i loro clienti sui social che sarebbero state aperte, con orari poi successivamente inseriti nell’ordinanza. Chiediamo che a spiegarci come sia stato possibile questo evidente episodio di preveggenza, ai limiti del paranormale, sia il Governatore Giani”.
È in programma a metà di questa settimana un summit chiarificatore tra Giani, i consiglieri regionali e la segretaria del PD toscano Simona Bonafè, che lo scorso febbraio ha varato una nuova segreteria senza esponenti dell’area-Zingaretti, suscitando vive polemiche tra i Dem. Ma ancora più delicata sul piano diplomatico è la successiva vicenda riguardante presunti rapporti tra la criminalità organizzata, imprenditori e politici. Tra gli indagati c’è Ledo Gori, che Giani ha quindi destituito dal ruolo di capo di gabinetto, già rivestito con il suo predecessore Enrico Rossi.
Un terremoto politico che, in attesa che le indagini facciano chiarezza, sta certamente complicando i rapporti in seno al centrosinistra toscano. Vedremo se il summit delle prossime ore consentirà di sciogliere i nodi problematici o se invece si arriverà al punto di rottura.