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Scuola primaria, è scontro tra linguaggio "sessista" e metodi "gender free"
Paradossi del politically correct: vietati termini declinati al maschile e al femminile, compresi "ragazzi" e "ragazze", ma i genitori protestano
A Moseley, nei pressi di Birmingham, Regno Unito, sta andando in scena da molto tempo una vicenda che ha del surreale. In una scuola primaria locale alcuni insegnanti cercano di insegnare ai bambini i giusti termini da utilizzare per non ferire in alcun modo le persone.
Termini che molto spesso sono legati alla condizione di genere. Forse un po' una forzatura, forse anche un'esagerazione del politicamente corretto che tanto va di moda, considerando che la scuola è primaria e i bambini sono davvero molto piccoli.
Accade così che ad alunni di soli tre anni venga chiesto di appendere cartelloni contro le discriminazioni e ai loro insegnanti sia impedito di usare parole al maschile o al femminile. Proprio per questi particolari metodi, l'istituto in questione è da alcuni anni al centro dell'attenzione. In passato se ne è discusso anche per alcuni corsi legati al gender free.
Un passaggio psicologico e socio-culturale che sta molto a cuore in quella scuola. In sostanza gli insegnati vorrebbero che i bambini utilizzassero un linguaggio che è lo specchio dei nostri tempi, quello della riassegnazione del sesso, dell'omosessualità, delle famiglie arcobaleno e dei matrimoni omosessuali.
E' stata proprio la preside nel corso del suo mandato di dirigente scolastica ad invitare gli insegnanti a controllare il linguaggio insegnato ai bambini, ma questo non ha fatto altro che scatenare un'infinità di polemiche e proteste.
La scuola in questione è da sempre frequentata in larga misura da bambini figli di genitori musulmani, non proprio avvezzi alla parità di genere.
Tanto che circa un anno e mezzo fa, esasperati dal modello di insegnamento di quella scuola, hanno organizzato una manifestazione a cui hanno partecipato circa trecento persone, che è sfociata quasi in rissa. Le proteste erano nate perché non si voleva che ai bambini venisse insegnato un linguaggio diverso dalla “norma”. La ferocia dei genitori, ma fra loro sembra ci fossero anche dei super-conservatori che nulla avevano a che fare con la scuola, si è materializzata attraverso l'esposizione di un cane morto appeso alla ringhiera della scuola.
Ma tutto questo non è bastato a fermare i metodi di insegnamento che di base portano alla convinzione che solo attraverso l'uguaglianza la società può veramente sopravvivere.
Chris McGovern, ex capo di una scuola elementare e ora presidente della Campaign for Real Education, un'associazione che ha come scopo principale elevare gli standard e migliorare la scelta nell'istruzione statale, ha dichiarato: “Si tratta di adulti che hanno una nevrosi di genere e stanno caricando le proprie ansie sulle spalle dei bambini piccoli”.
Un genitore interpellato dai media locali ha fatto sapere: “Preferirei che a mio figlio si insegnasse a leggere e a scrivere. Dovrebbero insegnare la matematica e non perdere tempo a limitarne il linguaggio”.
Certo è che forse le persone adulte sono più inclini a vedere intorno a loro un mondo complicato, cosa che non accade ai bambini.