Coronavirus

Covid, ecco perchè convivere con il virus non è ancora la "nuova normalità"

Di Massimo Puricelli

Milioni di famiglie e fragili chiedono di riavere una "vita normale", ma i fondi per la ricerca di vaccini e farmaci antivirali scarseggiano

Questi dati, questi freddi numeri ci raccontano che i Paesi occidentali e non, si sono arresi al covid, stabilendo una convivenza che comporta "la normalità" di un numero di morti giornalieri. In Italia, ad esempio, si aggira attorno a 70/80 decessi. Normalità? Certo il mondo non può vivere per anni in lockdown e restrizioni, tuttavia in un' era come la nostra dove l'interconnessione di persone e merci è elevatissima, il pericolo pandemico di virus respiratori rimarrà elevato. E' chiaro, quindi, che politiche sanitarie nuove ed efficaci devono essere approntate. E la domanda sorge spontanea: lo si sta facendo? No. Molte voci del campo scientifico lanciano l'allarme della mancanza di fondi per la ricerca di nuovi vaccini e farmaci per rendere davvero innocuo il Sars CoV 2 e essere pronti per nuovi patogeni.

Dallo scoppio della guerra in Ucraina il "problema sanitario" Covid è stato accantonato. Con un minore indice di mortalità per la diffusa copertura vaccinale e una, forse, minore patogenicità del virus, si è ritornati ad una vita "normale" per la gran parte della popolazione mondiale. Una normalità che i cittadini fragili, malati e i loro conviventi non possono vivere. Le raccomandazioni che vengono impartite sono sempre le stesse.