Coronavirus

Covid, ecco perchè convivere con il virus non è ancora la "nuova normalità"

Di Massimo Puricelli

Milioni di famiglie e fragili chiedono di riavere una "vita normale", ma i fondi per la ricerca di vaccini e farmaci antivirali scarseggiano

Mascherine, vaccinazioni periodiche (ma ogni quanti mesi?) senza conoscere il reale beneficio (ci sono studi di importanti università ripresi dalle agenzia regolatorie del farmaco che mettono in guardia nei confronti di continue inoculazioni ravvicinate che potrebbero indebolire il sistema immunitario- Ema gennaio 2022), distanziamento, ed evitare i luoghi affollati. In altre parole, libertà condizionata; una condanna alla propria libertà, già limitata dalla condizione fisica precaria per altre patologie, senza aver compiuto alcun "reato".

Una libertà condizionata che viene "applicata" anche ai conviventi che vivono con la preoccupazione di essere gli untori, i diffusori nelle mura domestiche del pericoloso patogeno. Una sorta di discriminazione, un' onta di una società che si definisce civile. Nei secoli scorsi allorché le malattie infettive virali o batteriche erano una preponderante causa di morte, si svilupparono vaccini e cure per rendere inoffensivi i patogeni. Oggi nell'era digitale, nell'era del progresso scientifico e tecnologico tali medicamenti per rendere inoffensivo e non diffusivo il Sars CoV2 non esistono.