Coronavirus
Covid, studio dei cardiologi internazionali: la vigile attesa porta alla morte
Perché l’Italia ha tutti questi morti? La vigile attesa è un disastro. E’ importante la prevenzione. Ecco le cure Paese per Paese. Seguire il modello coreano
Covid, in Italia la vigile attesa resta uno degli approcci più usati: ma gli esperti la indicano come un "disastro"
Il 7 ottobre scorso la rivista internazionale in lingua inglese Review in cardiovascular medicine, una peer-reviewed (cioè sottoposta a revisione di esperti), indicizzata in index Medicus/PubMed-Medline e riconosciuta dal Giornale Italiano di Cardiologia, organo ufficiale della Federazione Italiana di Cardiologia, aggiorna uno studio-resoconto di 60 studiosi che spiegano perché la vigile attesa è un disastro. Gli scienziati mettono anche in fila quali farmaci vengono usati in 23 Paesi del mondo per trattare la malattia.
Lo studio, dal titolo “Multifaceted highly targeted sequential multidrug treatment of early ambulatory high-risk SARS-CoV-2 infection (COVID-19)”, scrive esplicitamente che per quanto “nessuna singola opzione terapeutica finora è stata del tutto efficace”...“è necessaria una combinazione” di interventi terapeutici. Di sicuro però è sbagliato l’approccio della vigile attesa. Non è difficile ricordare, aggiungiamo noi, che è proprio quello del governo italiano.
“Tempo prezioso viene sprecato con un approccio ‘aspetta e vedi’”, scrivono, “in cui non esiste un trattamento antivirale man mano che la condizione peggiora, con il rischio di ospedalizzazione, morbilità e morte non necessarie. Una volta infettato, l'unico mezzo per prevenire un ricovero in un paziente ad alto rischio è applicare il trattamento prima dell'arrivo dei sintomi che richiedono chiamate paramediche o visite al pronto soccorso”. In sostanza la malattia può degenerare in fretta se il paziente non è monitorato nell’immediatezza con possibili interventi di cura.
“Per arginare l'ondata di ricoveri e morte”, occorre, “un approccio terapeutico su più fronti”. Ma soprattutto puntare sulla prevenzione.
I “quattro pilastri” della risposta pandemica al COVID-19, spiegano gli studiosi sono: “1) controllo del contagio o sforzi per ridurre la diffusione di SARS-CoV-2, 2) trattamento precoce ambulatoriale o domiciliare della sindrome COVID-19 per ridurre l'ospedalizzazione e la morte, 3) ricovero come una rete di sicurezza per prevenire la morte nei casi che richiedono supporto respiratorio o altre terapie invasive, 4) immunità naturale e mediata dalla vaccinazione che convergono per fornire l'immunità di gregge e la cessazione definitiva della pandemia virale”.
In sostanza il virus va almeno tracciato prima che si diffonda in modo esponenziale nell’area, le persone visitate dai medici e seguite individualmente per limitare degenerazioni al fine di evitare “il rischio di ospedalizzazione, morbilità e morte non necessarie”.