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Cronache
Brandizzo, la dirigente dello snodo: "Ignorato il mio ordine di aspettare"

Tragedia di Brandizzo, la dirigente dello snodo aveva avvisato del treno in ritardo

Ruotano intorno alle comunicazioni tra il personale dell’ufficio movimento di Chivasso e l’addetto di Rfi che la notte di mercoledì si trovava in stazione a Brandizzo gli accertamenti degli investigatori per fare luce sull’incidente ferroviario costato la vita a cinque operai investiti da un treno mentre stavano eseguendo alcuni lavori di manutenzione sui binari. In particolare, quello che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire con esattezza è la dinamica dell’accaduto, a cominciare dal nulla osta necessario per poter procedere con i lavori.

Agli atti dell’inchiesta ci sono, infatti, le registrazioni di diverse telefonate, intercorse prima dell’impatto, dalle quali, dai primi rilievi, emergerebbe la mancanza del via libera che sarebbe stato, per questo, sollecitato a più riprese dall’addetto di Rfi nelle conversazioni con il collega dell’ufficio di Chivasso. Secondo la procedura l’ok ai lavori viene dato dopo la conferma da parte dell’ufficio movimento che il traffico ferroviario è stato interrotto e quella sera era previsto il passaggio di tre treni, il primo, regionale, era passato poco prima ed è possibile che ci sia stato un malinteso e scambiato con il secondo, quello dell’impatto, sopraggiunto, invece, poco dopo.

Come riporta la Stampa, "alle 23,36 della notte tra mercoledì e giovedì scorsi, la telecamera che inquadra banchina e binari della stazione di Brandizzo immortala nitidamente Antonio Massa, preposto Rfi al cantiere gestito dalla ditta Sigifer ora indagato dalla procura di Ivrea per disastro e omicidio con dolo eventuale. Sta parlando al telefono. È la terza chiamata negli ultimi minuti con la dirigente movimento dello snodo ferroviario di Chivasso, una lavoratrice esperta".

Sempre secondo la Stampa, "la traccia audio è nelle mani dei magistrati acquisita dal server Rfi: «Deve passare un treno in ritardo, aspetta». La richiesta, anche se non perentoria, è chiara, ma nelle immagini della stazione si vedono già i cinque operai di borgo Vercelli (Michael Zanera, 34 anni; Giuseppe Sorvillo, 43 anni; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni; Giuseppe Aversa, 49 anni; Kevin Laganà, 22 anni) che armeggiano sulla massicciata. Stanno smontando pezzi di rotaia con un avvitatore. I rumori in sottofondo confermano l’attività in corso. Non dovevano essere lì. Eppure già alle 23,26, nella prima (di quattro) complessive telefonate tra Massa e la centrale operativa era stato proprio quest’ultimo a chiedere: «Possiamo iniziare allora?». E la risposta era sempre stata la stessa: «Aspetta, devono passare due convogli, uno è in ritardo»".

Quello che gli investigatori vogliono, dunque, accertare è se la decisione di far lavorare gli operai, anche in assenza del nulla osta, di cui non sembra ad oggi esserci traccia nei documenti sequestrati, sia stata una libera scelta o una svista o un errore di chi quella sera era presente in stazione o se invece fosse una consuetudine perché in questo in questo caso anche la posizione di tutte le parti in causa potrebbe richiedere ulteriori approfondimenti. Nei prossimi giorni, ma non a brevissimo, saranno interrogati in procura a Ivrea i primi due iscritti nel registro degli indagati che già hanno fornito una prima ricostruzione dell’accaduto quando sono stati ascoltati come persone informate sui fatti, nelle ore immediatamente seguenti all’incidente.

 

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Tags:
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