Cronache
Carnevale, così in Italia i bambini ucraini hanno ritrovato il sorriso
Alcuni bambini ucraini sono stati fatti arrivare in Italia e accolti dall’associazione La Memoria Viva, per permettere loro di vivere un po' di allegria
Orfani di Kharkiv lasciano l'Ucraina e festeggiano il Carnevale in Italia
Gli orfani ucraini: ‘Com’è bello essere abbracciati per affetto e non per proteggerci dalle bombe’. È questa la frase, pronunciata da un bimbo ucraino, che più colpisce. Come un’esplosione improvvisa, da noi solo immaginata, che arriva dritta al cuore. Alcuni bambini ucraini sono stati fatti arrivare in Italia e accolti dall’associazione La Memoria Viva, per permettere loro di vivere qualche momento di allegria e di normalità. Sono in mezzo a loro e mi sento una sorella maggiore, che deve prendersi cura di tutti loro, di questi orfani privi di cure ma pieni d’amore. Ne hanno tanto, da ricevere e da donare.
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Mille sono le sfide da affrontare per loro e mille le difficoltà che l’associazione La Memoria Viva deve superare per vincere magoni e burocrazie, per poter regolare gioia e momenti di felicità. Lo scopo principale che si pone l’associazione è dare gioia, certo, ma importante diventa anche insinuare nel loro sentire il concetto di reciprocità, il non lasciare spazio all’odio. A non crescere con l’idea della vendetta.
Insieme a La Memoria Viva abbiamo organizzato un viaggio per portare in Italia questi piccoli angeli, che ora resteranno indimenticabili nel mio cuore, per far vivere loro la festa del carnevale, lontani dall’inferno delle sirene, delle bombe, delle morti. Non dobbiamo mai, mai dimenticare che il disastro umanitario continua in Ucraina.
Nel cuore di Ivrea, Torino, Viareggio, Firenze e Coverciano c’è stata un’onda di gioia che ha risuonato forte nei cuori dei bimbi, aperti finalmente al sorriso. In questi giorni mi hanno raccontato storie di violenza inaudita ma è emerso con forza, commovente, il loro coraggio. È emerso che hanno ancora speranza. Forza per resistere. Ed è per questo che vogliono tornare a Kharkiv, dai loro fratelli. Non hanno perso la speranza di tornare a ridere con loro, tutti insieme, nelle loro case, perché credono ancora che possa tornare la normalità. Non hanno perso la voglia di vivere e di crescere in pace. E questo è un bene. Un grande bene da non disperdere. E se con la nostra iniziativa fossimo riusciti a ad “allungare” nella loro anima questa sensazione di bene, avremmo fatto cosa importante.
Ad Ivrea e alla Mugnaia c’era anche il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Tutti insieme abbiamo fatto vivere a questi bimbi delle esplosioni molto diverse da quelle che stanno vivendo nel loro Paese. Esplosione di colori, di maschere, suoni e canti festosi.
Nei prossimi giorni, grazie anche al placet della politica, faranno altri viaggi in Italia, alla scoperta di tesori come il Museo Egizio di Torino e Palazzo Vecchio a Firenze. È necessario che istituzioni e politica ci siano, a prescindere dai consensi elettorali. Un aiuto verrà anche dal mondo dello sport, con il Presidente FIGC Gravina che aprirà per i nostri piccoli angeli le porte del centro sportivo di Coverciano. E arriverà dalla Chiesa, con Sua eminenza il Cardinale Zuppi, appena tornato dalla speciale missione di pace in Ucraina. Sarà organizzata anche una visita in Senato con presenze istituzionali.
Tornando ai bimbi, in questi giorni hanno più volte pronunciato la parola grazie. Il messaggio che ne consegue è che la solidarietà genera positività. Hanno però espresso anche un desiderio, o meglio una richiesta, l’appello forte e chiaro a fare di tutto per spegnere le fiamme della guerra, il suono aspro delle bombe, il sapore acre della morte.
L’Italia, intanto, ha rappresentato un faro di speranza per i piccoli ucraini, la capacità di trasformare il dolore in speranza e il simbolo dell’accoglienza, quella giusta. Sì, l’ideale sarebbe aiutare le persone nei luoghi della loro anima, che sono quelli dove vivono la loro vita. Sarebbe giusto da parte di tutti i paesi occidentali creare un vero e potente piano Mattei, che l’Italia ha giustamente auspicato, ma intanto, di fronte a situazioni come quelle dell’Ucraina o della Palestina, possiamo e dobbiamo aprire cuore e porte.
L’integrazione e l’inclusione non devono essere solo questioni di politica pubblica ma rappresentare valori fondamentali, che riflettano l’essenza stessa della società, devota all’idea che i diritti umani e la dignità di ogni persona siano valori indissolubili. Diciamo basta alla guerra, sì alla vita! Ma non siano solo slogan. In ogni caso, il mio piccolo dono l’ho ricevuto. Perché dare significa soprattutto ricevere. Grazie, miei piccoli angeli. Grazie per i vostri sorrisi e per i vostri abbracci.