Cronache

Il grande pericolo dell'Identità digitale: "Sfruttamento dei dati biometrici"

di Antonio Amorosi

Un nuovo rapporto del World Economic Forum ammette i rischi dell’ID digitale

Incognite e controllo nell’ID digitale mondiale. Il WEF pensa a possibili soluzioni

"Forse i maggiori rischi derivanti dall'identificazione digitale sono l'esclusione, l'emarginazione e l'oppressione", scrive lo studio “Reimagining Digital ID”, pubblicato a giugno dal World Economic Forum che per la prima volta riconosce il pericoli dell’identità digitale voluta da molti Stati. "I dati sensibili, come i dati biometrici, comportano un alto rischio di sfruttamento", spiega il report, "ciò è particolarmente preoccupante nel caso di comunità emarginate come i rifugiati perché può facilitare il targeting discriminatorio".

E ancora: “Spesso sono i membri di gruppi storicamente emarginati che affrontano le forme più dure di esclusione”. Tutto questo però a fronte di “circa 850 milioni di persone nel mondo che non hanno ancora un documento d'identità ufficiale, mentre alcuni di coloro che hanno un documento d'identità lottano con la mancanza di controllo sulla privacy e sui dati”.

Una “tecnologia” quindi con punti di forza e punti di debolezza. Ovviamente lo studio non stigmatizza casi specifici di applicazioni improprie di Stati o società anche se cita alcuni esempi di organismi che usano, useranno o stanno già lavorando con l’identità digitale: alcuni governo la applicano per l’esercizio elettorale, così le banche per l’accesso ai servizi, altri settori specifici, lo fanno le piattaforma dei social (Swedish BankID, Gov.UK Verifica, Meta, Google, VCI, in alcune compagnie per il trasporto aereo Internazionale, negli abbonamento di viaggio dell'Associazione IATA di Montreal, l’Identità Digitale-NDI-per Governo del Bhutan Nazionale).