Cronache
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Con il crescere dell’insicurezza si aggrava anche la situazione umanitaria nell’est della Repubblica democratica del Congo, mentre gli scontri tra ribelli ed esercito non cessano e la forza militare schierata dalla Comunità degli Stati dell’Africa Orientale, sembra essere impotente. Il paese sta attraversando una grave crisi umanitaria, con oltre 5 milioni di sfollati, tra cui centinaia di migliaia di persone cacciate dalle loro case nel nord est, nella regione del Nord Kivu. A fronte di questa emergenza l’Unione europea, in particolare, ha varato all’inizio di marzo un ponte aereo umanitario verso Goma, capoluogo del Nord Kivu.
Ma a preoccupare le organizzazioni umanitarie sono le persone che risiedono in aree remote della regione che rimangono abbandonate a se stesse e non ricevono alcun aiuto. Il paradosso, tuttavia, è che a Goma sono presenti molte organizzazioni non governative che hanno, però, una limitata capacità operativa per via del persistere di una condizione di insicurezza. Nella regione la situazione si è aggravata con la ripresa delle armi da parte dei ribelli dell’M23, che ricevono il sostegno militare e logistico da parte del vicino Ruanda. Sostegno che ha aperto una grave crisi diplomatica tra i due paesi.
Le Nazioni Unite, in vari rapporti, sostengono questa tesi, mentre Kigali nega. Intanto il governo di Kinshasa, accusato da più organizzazioni non governative locali di non sbloccare le autorizzazioni per l’operatività umanitaria, chiede un rafforzamento della missione di pace delle Nazioni Unite, Monusco. Una missione di peacekeeping contestata dalla popolazione che ne stigmatizza l’incapacità di far fronte all’insicurezza dell’area.