Cronache

Padre Georg rievoca Benedetto XVI e se la prende con la sporcizia nella Chiesa

Di Giuseppe Vatinno

I conservatori vedono nelle sue parole un attacco al modernismo di Papa Bergoglio

Padre Georg a Bergamo rievoca Papa Benedetto XVI ed attacca il Vaticano

Padre Georg Gänswein non demorde ed essendo in Italia ne approfitta per tirare gli ultimi calci negli stinchi di Papa Francesco che, come noto, lo ha esautorato da tutto, relegandolo a umarell teutonico che passa il suo tempo nei giardinetti pubblici in oscuri paesini della Foresta Nera.

Come è noto, tutto è iniziato esattamente un anno fa dopo la scomparsa di Papa Ratzinger di cui era segretario particolare.

Il presule teutonico sganciò infatti un bel siluro contro il Vaticano con la pubblicazione del suo libro “Nient’altro che al Verità” (Edizioni Piemme), in cui raccontava, dal suo punto di vista, le vicende tar i due Papi e lui. Accortosi della temerarietà, cerco di bloccare la pubblicazione con Barbara Berlusconi, ma non ci riuscì. Papa Francesco, poco dopo, lo mise a decantare in salsa marinata, liquido dolciastro e salatino in cui ancora sguazza. Oltretevere reagì infatti ufficialmente due mesi dopo con un comunicato che non lasciava dubbi:

“In data 28 febbraio 2023, Sua Eccellenza monsignor Georg Gänswein ha concluso l’incarico di Prefetto della Casa Pontificia. Il Santo Padre ha disposto che Monsignor Gänswein dal 1° luglio rientri, per il momento, nella sua Diocesi di origine”.

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Poiché però Padre Gänswein comprensibilmente tergiversava Papa Bergoglio fu ancora più esplicito ed intimò al tedesco di tornare in Germania “entro e non oltre” il primo luglio 2023, insomma di fare le valigie. Cosa che avvenne, anche se con qualche sgarbo istituzionale messo in atto da Georg. Da allora più niente. Solo freddo e solitudine.

Poi, grazie alle recenti festività, il ritorno in Italia per la celebrazione di una messa in Vaticano il 31 dicembre, che dapprima era stata pensata un pò carbonara e nascosta ma poi si è celebrata sotto gli ori e i baldacchini barocchi, con il permesso Vaticano preoccupato di eventuali contestazioni dei fedeli del Papa tedesco.

Dopo si è spostato a Bergamo per l’Epifania per festeggiare insieme all’amico don Daniele Boscaglia, l’undicesimo anno di ordinazione sacerdotale. In questa occasione ha raccontato sull’abdicazione:

“Fu un colpo durissimo. Gli dissi ‘Santo Padre, non può farlo’. Ma mi spiegò che aveva lottato e aveva sofferto, ma non aveva più le forze fisiche e psichiche per esercitare quella responsabilità. Non c’entrano le lobby gay, lo Ior, la pedofilia, Vatileaks. Non è fuggito, non ha detto ‘ne ho le tasche piene’, ma ha rinunciato per amore di Dio e della Chiesa".

Padre Georg ha voluto poi soffermarsi su particolari inediti del rapporto tra Ratzinger e Papa Giovanni Paolo II:

“C'erano differenze sugli incontri di Assisi, le canonizzazioni e altre questioni, ma discutendo le superavano. Per lui è stato un amico fidato e lo ha riconosciuto pubblicamente”. E poi la rivelazione di come papa Benedetto XVI abbia vissuto la “sporcizia nella Chiesa”:

“Una volta arrivato al Soglio, affrontando questioni come la pedofilia, aveva un forte senso di responsabilità. Già da cardinale aveva visto che il grosso problema della Chiesa non sono le persecuzioni o gli attacchi da fuori ma la sporcizia che è prodotta all’interno. Questo gli costava molto. Non l’abbiamo mai visto piangere perché era molto controllato e dominava le emozioni ma soffriva".

Dunque nessun attacco diretto a Papa Francesco ma indiretto –e pure pesante- sì.

Infatti l’elogio di un Papa conservatore come Benedetto XVI è stato letto come un attacco al modernismo populista e peronista di Papa Francesco, soprattutto sulla “lobby gay”, attiva anche in Vaticano, la pedofilia e tutte le “aperture” progressiste che i conservatori hanno sempre rimproverato a Papa Bergoglio, che quando era Capo della chiesa argentina è sempre stato considerato, peraltro, un conservatore, seppure peronista.

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