Cronache
Vaiolo delle scimmie, Palù: "Nessun rischio di diffusione epidemica"
Vaiolo delle scimmie, il punto di Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco
Vaiolo delle scimmie, i sintomi: “Rialzo febbrile e sintomi simili influenzali dovuto al passaggio del virus dalle mucose ai linfonodi"
Il Vaiolo delle scimmie? Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, rassicura: “L’infezione sull’uomo è molto meno grave di quella delle scimmie”. Il virologo, in un'intervista a Il Giornale, spiega che la trasmissione del monkeypoxvirus avviene “attraverso lesioni mucocutanee, droplets respiratorie o contatto con fluidi corporei“. Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è solitamente di un paio di settimane.
Sui sintomi del vaiolo delle scimmie, il professore emerito di Microbiologia e Virologia sottolinea: “Rialzo febbrile e sintomi simili influenzali dovuto al passaggio del virus dalle mucose ai linfonodi. Poi compare l’eruzione prima vescicolare (piccole vescicole), poi macule (lesioni piatte), papule (lesioni in rilievo) e croste“. Complicazioni polmonari e sistemiche? Rare.
La protezione per chi è stato vaccinato contro il vaiolo (fino al 1981), Palù spiega: “Ha una protezione molto lunga negli anni, anche contro il monkeypoxvirus, come dimostrato dai soggetti africani vaccinati. Non possiamo però dire con certezza, nel caso di specie, quanto possa durare questa protezione perché sono passati 40 anni dalla sospensione della vaccinazione antivaiolosa“. E spiega: “In linea teorica si tratta di una protezione che può durare per tutto il corso della vita“.
Non esistono vaccini ad hoc per il vaiolo delle scimmie, però è in commercio un farmaco, il Tecovirimat, approvato dall’Ema: “Ha una protezione molto efficace e funzione impedendo l’ultima fase della replicazione del virus, ovvero l’uscita dalla cellula”
Avendo ancora presente il Covid, c’è la possibilità che il vaiolo delle scimmie diventi pandemico? “Può anche occasionalmente trasmettersi da uomo a uomo ma, lo ripeto, anche per la trasmissione da uomo ad uomo c’è sempre bisogno di un contatto molto stretto. Quindi non c'è il rischio di una diffusione epidemica e tanto meno pandemica”.