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Cronache
Messina Denaro, arrestati 2 spacciatori sedicenti. Impronte nel covo del boss

Spacciatori in manette, si facevano chiamare i "Matteo Messina Denaro"

Due torinesi sono finiti in manette, si tratta di un 50enne e un minorenne. Vendevano la droga attraverso annunci sui social, con tanto di listino prezzi e foto delle sostanze e usavano come nickname quello di Matteo Messina Denaro. Le indagini della guardia di finanza di Torino, dopo un monitoraggio su piattaforme web, hanno individuato infatti i due presunti spacciatori e hanno effettuato le perquisizioni nelle abitazioni, a Carignano. Il cane antidroga delle Fiamme gialle della squadra cinofili del gruppo pronto impiego di Torino, ha subito segnalato la presenza di sostanze stupefacenti all'interno di entrambe le abitazioni.

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I successivi controlli hanno consentito ai finanzieri di rinvenire 50 grammi circa di cocaina, 80 grammi circa di hashish, 11 grammi circa di marijuana, 3,5 grammi circa di ketamina, una pianta di cannabis, sostanze da taglio, oltre a materiale (bilancino e materiale per il confezionamento sottovuoto) strumentale alla illecita commercializzazione della droga, due pistole scacciacani modificate e 53 proiettili a salve. Sequestrati anche 925 euro, ritenuti provento dei traffici illegali.

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Messina Denaro, trovate impronte dei "visitatori" dell'ultimo covo del boss

Sono una ventina le impronte digitali trovate nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui il boss Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi anni di latitanza. I carabinieri, al termine di un lungo lavoro cominciato dopo la scoperta dell'appartamento poche ore dopo la cattura del padrino, hanno isolato le tracce di circa venti persone.

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Alcune avrebbero frequentato il covo, mentre altre avrebbero lasciato le impronte su alcuni oggetti. Come Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede, amante storica del boss, le cui tracce sono state trovate su uno dei dvd presenti nel nascondiglio. La Gentile è ai domiciliari dalla scorsa settimana con l'accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravate. Oltre a smistare la corrispondenza del padrino, l'avrebbe incontrato in latitanza.

Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Palermo, stanno cercando di capire se la ragazza, madre di una bambina di tre anni, abbia per conto del boss svolto "missioni" a Palermo. Dalle indagini è emerso che la donna sarebbe più volte andata nel capoluogo fingendo al lavoro di stare male. Gli inquirenti, che tentano di ricostruire gli anni di latitanza del capomafia, che si sarebbe nascosto a Campobello dal 2017, sono ora al lavoro per identificare tutti quelli che sono passati per il covo o hanno avuto contatti con Matteo Messina Denaro. Il latitante - emergerebbe dagli accertamenti - avrebbe condotto per anni una vita quasi normale: frequentando persone, uscendo e viaggiando anche fuori dalla Sicilia.

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